Ieri... oggi, è già domani | 16 gennaio 2021, 09:56

Seu drè (ero dietro) - Stavo.....!

Lo trovo seduto sul divano, Giuseppino, mentre sono accolto da Maria (sua figlia), col solito garbo...

Seu drè (ero dietro) - Stavo.....!

Lo trovo seduto sul divano, Giuseppino, mentre sono accolto da Maria (sua figlia), col solito garbo. "Seu drè pisucà" dice subito Giusepèn, appena mi vede. Bello quel "pisucà" gli dico. Altro non è se non il "pisolare" cioè "dormicchiare un poco, schiacciare un pisolino, sonnecchiare". Discutiamo. Poi, il "seu drè", nella traduzione letteraria è semplicemente "ero dietro", ma nel gergo Bustocco si usa chiarire che "stavo"....quindi, Giuseppino mi ha detto semplicemente "stavo dormicchiando".

Il neologismo utilizzato da Giusepèn fa capire quanto, da una Lingua a un'altra, si cambino parole e significati, passando dal "ero dietro" (ne dietro ne davanti), allo "stavo" appunto, dormicchiando. Busto Arsizio ne ha molti di questi neologismi, scaturiti dal miscuglio di modi di dire utilizzati dai Liguri, portati qui e ....tradotti nella Lingua Bustocca. Ne volete un altro, di neologismo? Riguarda i soldi. I Bustocchi della passata generazione; quando ancora si utilizzava la Lira, nello stabilire un prezzo o uno scambio monetario, si diceva Franchi (moneta nazionale Francese). Quindi, "a dòti centu franchi" - "te a domi centu franchi" - "al custa centu franchi" (devo darti cento lire - devi darmi cento lire - costa cento lire). In realtà, si dice Franchi invece di Lire e ciò comprova una volta per tutte, l'originalità dell'importazione da parte dei Liguri, il vocabolo della parlata francese.

"Lassami laò 'l muson, poeu a egnu a foti cunpagnia" (lasciami lavare la faccia, poi arrivo a farti compagnia). Anche qui, si usa (spesso e volentieri) la parola "muso" invece di "faccia" e, detto per inciso, "muson" (accrescitivo di muso) si manifesta per un detto cordiale, mentre "faccia" lo si usa per dire "t'à sciepu a facia" (ti spacco la faccia) che significa semplicemente "ti do due sberle". Giusepèn aggiunge una frase in Dialetto che non sentivo da anni. E me la dice divertito: "va giù di ogi" a cui dice subito "ti non neh ....l'era par diti che chi paòl lì s'à disan ai malcapaci". Dunque: "vai giù dagli occhi" vuol dire "va via, non farti più vedere", poi "non tu, vero (rivolto a me), era per dirti che quelle parole, si dicono alle persone moleste, ai lestofanti (malcapaci), a coloro che si comportano male).

Chi poi persiste nel fare del male, merita una ....frase piccola che racchiude una condanna: "te a radila" (devi purgare il male che hai fatto - devi pentirti - devi pagare per questa colpa). In poche ma significative parole...."hai compiuto un'azione disonesta, ora accetta la pena che ti compete".

Giuseppino, adesso è "lucente e splendente" per avermi e avergli ricordato certe frasi Bustocche in uso "ai suoi tempi" e "ai miei tempi" e butta lì un'altra parola antica, dallo splendore massimo. E' "brusogiu" che somiglia molto a un ...."attentato verbale" che Giuseppino catechizza così. "Brusogiu" è detto per un "bruciore allo stomaco". Lo si dice quando uno mangia troppo o che ha fatto indigestione di cibo o che ha avuto una contrazione nervosa che ha determinato "acidità" allo stomaco. Quindi, si può pensare a un semplice malessere. Eh no: il Bustocco aggiunge alla parola,  altri significati. Ad esempio: a un rompiscatole, a un noioso, a uno che insiste ad avere ragione, anche se in realtà ha torto, gli si dice "t'è se 'n brusogiu" (sei come un bruciore allo stomaco) e anche in questi frangenti, "brusogiu" è una sentenza e nel contempo, un epiteto.

In verità, c'è pure un'altra frase dedicata ai testardi, a coloro che sono tardi di comprendonio, a chi insiste nella propria sbagliata versione o a un convincimento precario, a chi non vuole capire. Direi che la frase è un tantino "colorita" e .....non fatela leggere ai bambini....però è bene non lasciarla perdere....potrebbe servire. Qual è? Eccola "a ti s'à fa prima a metatàl in du cu che metatàl in dul co". Traduzione: "a te si fa prima a metterti il concetto nel sedere che introdurtelo nella testa" cioè farti capire quel che si dice. Vero che ho "barato" sul soggetto della prima metà della frase, tuttavia non mi garba essere scurrile, ma mi garba mettere in risalto il modo dialettale del discorso.

Abbiamo discusso su molte altre faccende, Giusepèn ed io. Tutte bellissime e costruttive. Poi, la "stoccata" finale. "Parlèm pu dùl Nocino, se da non ma tuca faghi dò i palanchi a ustaia pàa 'l reclam" (non parliamo più del Nocino, altrimenti mi tocca far dare all'oste i soldi (palanche, origine Ligure) per la propaganda (reclame, parola francese, portata qui dai Liguri). Ciau Giusepèn "in gamba, eh!" ....che significa semplicemente, "in piedi, stai bene, godi di ottima salute" e lui si toglie il cappellaccio "d'ordinanza" e spalanca il suo ineffabile sorriso che è impossibile tradurre in parole, per l'eleganza, la sobrietà, la dolcezza, il rispetto che ....ti prende il cuore.  Ciao Giuseppino!

Gianluigi Marcora

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