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Attualità | 19 gennaio 2021, 16:38

La preoccupazione di chef Alberto Buratti: «Se la gente si abitua a stare in casa per noi sarà dura ripartire»

Per i ristoratori l'“abitudine” della gente a stare in casa per via delle restrizioni è fonte di preoccupazione. Un ulteriore tratto di incertezza sul futuro che ha tinte per nulla rosee. Abbiamo parlato con il giovane chef, Alberto Buratti, del Ristorante Koiné di Legnano

La preoccupazione di chef Alberto Buratti: «Se la gente si abitua a stare in casa per noi sarà dura ripartire»

Casa, dolce casa. Si diceva. Adesso siamo fin troppo “abituati” a stare tra le mura della nostra abitazione. Scuola, lavoro e svago (sì perché tante palestre o associazioni sportive hanno iniziato la pratica degli allenamenti via web) tutto si svolge per la maggior parte di noi in casa, per via delle restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria. E quando ci si abitua ad una certa quotidianità, cambiare ritmo diventa poi difficile.

Per i ristoratori, costretti ad una nuova serrata e ridotti all'asporto, questa “abitudine” è anche fonte di preoccupazione. Un ulteriore tratto di incertezza sul futuro che ha tinte per nulla rosee.

Ad esternarci questo tipo di timore è lo chef Alberto Buratti del Ristorante Koiné a Legnano, in Vicolo Filippo Corridoni 2/c. «Sento parlare di tante persone che si stanno improvvisando chef e avvicinando alla cucina. Più in generale – sottolinea il giovane cuoco e proprietario (classe 1987) del Koiné di Legnano – ci si sta abituando, per forza di cose, a rimanere in casa. Chissà se in futuro il ristorante tornerà ad essere un diversivo, un luogo dove ritrovarsi o semplicemente assaporare qualcosa di diverso. Lo spero, ma non sarà così scontato.

Adesso la gente è quasi rassegnata a stare in casa e non aiuta il morale basso delle persone».

A proposito di prelibatezze, i clienti del Koiné richiedono questa delicatezza e raffinatezza («non abbiamo una clientela fissa, da noi si viene 2/3 volte l'anno») ed il periodo di Natale è spesso quello dove anche gli chef lavorano con alimenti e cibi pregiati, per poi presentarli in tavola. «Peccato che ci hanno servito il contentino – riprende Buratti riallacciandosi tristemente alla realtà – e fatto richiudere sotto le feste, con la conseguenza che tutto quello che ci è avanzato è rimasto nei congelatori al ristorante. E parlo di quello che è possibile conservare. Tutto il resto è stato buttato».

Il Koinè adesso è chiuso. Chef Alberto Buratti ha letto e sentito delle proteste di baristi e ristoratori nell'ultimo fine settimana.

«Siamo tutti sulla stessa barca, le difficoltà ci sono per tutti. La vera protesta sarebbe quella di tenere chiuso anche quando ci diranno che possiamo riaprire» sottolinea il giovane chef che non percepisce nemmeno il sostegno delle associazioni di categoria. «Manca una guida forte, che non lascia indietro nessuno. Nella nostra categoria purtroppo non è così».

Alessio Murace

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