Ieri... oggi, è già domani | 16 febbraio 2021, 06:00

... il vino di Busto...

Lo testimoniano illustri Personaggi di un'epoca remota. Due nomi (tanto per gradire): Carlo Porta e Ugo Foscolo (quindi!)

... il vino di Busto...

Sembrerà strano, ma pure a Busto Arsizio si produceva vino. Lo testimoniano illustri Personaggi di un'epoca remota. Due nomi (tanto per gradire): Carlo Porta e Ugo Foscolo (quindi!).

Lo rileviamo da un volumetto del 1987 edito dal Magistero dei Bruscitti con testi a cura di Luigi Giavini e Angelo Grampa. - "verso la fine del 1500 la vite (a Busto Arsizio) occupava più di 4000 pertiche del suo Territorio. Nel 1800, il vino bianco prodotto a Busto aveva discreta risonanza".

Ecco cosa scrive il Porta: "che granada! varda varda! - sent che odor! - che bell color - Viva Bust - e i sò vidor" (che spettacolo, guarda, guarda - senti che profumo - che bel colore - Viva Busto Arsizio - e i suoi bevitori).

Gli fa eco l'intenditore Ugo Foscolo: "accorrete, che annego - parenti, cavalieri - salvatemi, vi prego - per le polpette che mangiaste ieri - salvatemi, se il cielo - vi aiuti a tracannar trecento fiaschi - di vin di Busto (Arsizio, ovvio) e a digerire un bue"

Si aggiunge ai due "testimoni" un altro Grande: Alessandro Manzoni che (forse) "beveva quel nettare in casa dell'amico prelato bustese, Luigi Tosi". I milanesi accorrevano in città per assistere alla vendemmia. I nostri bustocchi, lasciato da parte per qualche giorno, il telaio a mano, si dedicavano alla raccolta delle uve, mobilitando sin dal primo mattino, i ragazzi che a sera, stanchi e spossati trovavano "ul rosciu" (un mazzo d'uva) da appendere in cucina a rendere più viva l'attesa delle delizie del pranzo di Natale.

La fine della vendemmia era festeggiata, per antica tradizione, con una "rustisciana" alla quale partecipavano quanti avevano collaborato alla fatica del raccolto, in un rustico ed amichevole rito di ringraziamento, allegro ed esultante suggello di amicizia. Le famiglie dei "particulài" (particolari -i benestanti), producevano vino per tutto l'anno e lo vendevano al prezzo di 10-15 centesimi ("franchiti" di lira) al litro. Le uve, sul finire dell'800 erano di varie qualità: moscatella, russea, seibel, nostrana, barbera, biciulana....quest'ultima aveva grossi acini che si prestava ad essere conservata sotto grappa. Poi c'era l'uva verdastra per produrre vino bianco secco. C'era poi la conosciutissima "uva americana" ed il "clintu" utilizzate per il "vino da taglio" per la loro corposità.

Intorno al 1860, la "favola del vino" volge all'epilogo....un po' per colpa della fillossera e molto per l'industrializzazione, i contadini abbandonano la campagna e abbandonano i vigneti. Restano i nomi dei vini prodotti in Busto Arsizio: "un cruèl", "ul bruschètu", "ul mericanèl" e il vino detto "strasciapata" (quella dei pantaloni)....che è un tutto dire.

Altri contadini ebbero "in memoria" i ....primi contadini, a cui ne seguirono altri. E seguirono altri vini, del tipo: "ul Matu dul Cioeu", "ul Murlacu", ul Tupèn" che presero il nome dei nuovi produttori. Sino al "ven dul Tupèn" (Airoldi)....un vino secco e profumato, dall'etichetta bianca con caratteri e fregi dorati.

Abbiamo detto della RUSTISCIANA. La volete la ricetta originale? Eccovela!

"cipolle bionde, tante, pulite con un tovagliolo. Si affettano, le cipolle e si mettono in una casseruola con un bel pezzo di burro ed una manciata di sale grosso per "faghi lassà u acqua" (toglierle l'acqua). Un paio di "brucheti" (mazzetti) di salvia e rosmarino, per aromatizzare il tutto, poi mettere il coperchio sul tegame. Dopo pochi minuti di cottura, aggiungere un paio di pomodori freschi, ovvio, affettati. Quando il tutto è quasi ridotto in poltiglia, aggiungere fettine di lombo o di lonza di maiale oppure fesa di vitello. Aggiungere dopo qualche minuto, "scimessi da lùganiga" (pezzi di salsiccia), in base ai commensali e lasciare cuocere a fuoco moderato. Quindi, un "presèn da pevar" (una presa di pepe) e una spruzzata (abbondante) di vino bianco magro.

Servire con polenta e innaffiare con vino bianco secco... "a buca là fà'n bel faciu" (la bocca fa un buon affare)". Buon appetito!

Aspetto ora il commento del Giusepèn.

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore