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Economia | 03 marzo 2021, 13:44

Missione possibile, salvare 70mila posti di lavoro: il tessile presenta il suo dossier al Governo

Sistema Moda Italia consegna al premier Draghi e ai ministri (a partire da Giorgetti) un piano con la Business School della Liuc che permette di evitare lo tsunami. Vago: «Abbiamo coraggio e sappiamo ancora dare il meglio di noi». Visconti: «Un progetto figlio dei tempi»

Il presidente di Sistema Moda Italia Marino Vago e sotto il rettore della Liuc

Il presidente di Sistema Moda Italia Marino Vago e sotto il rettore della Liuc

Il tessile offre le ricette al Governo non solo per salvare la filiera, ma per poter costruire un futuro più solido e i prossimi tre anni saranno determinanti.

Un numero su tutti: ci sono quasi 70mila posti di lavoro che potrebbero saltare nella filiera, eppure si possono riconquistare tutti con il dossier presentato da Sistema Moda Italia, guidata dall’imprenditore bustocco Marino Vago, con la Divisione Ricerca applicata e Advisory della Business School dell’Università Carlo Cattaneo Liuc e del contributo dell’ingegner Luca Bettale di Long Term Partners. Un piano che è stato inviato al premier Mario Draghi e a diversi ministri a partire dal varesino Giancarlo Giorgetti.

ll contrattacco e Manzoni

Tre i livelli di azione: una risposta immediata all’emergenza, un'altra strategica nel medio termine e un terzo livello con interventi ulteriori su competitività e sostenibilità. Non c’è tempo da perdere perché – ha ricordato Marino Vago - la filiera del Tessile-Abbigliamento ha perso nel 2020 il 23,7% del fatturato rispetto al 2019, cioè a valore - 13,3 miliardi di fatturato. La negatività che incombe sul primo semestre 2021 ha spinto Smi al contrattacco con l’analisi econometrica sull’andamento del settore.

Come si può agire? Detto in cifre, se non avverranno interventi strutturali, nei prossimi tre anni ci sarà una perdita di fatturato rispetto ai dati 2019 di circa 9 miliardi di euro, la chiusura di circa 6.500 imprese (il 15%) con la perdita del 17,8% dei posti di lavoro.

Come dimostra anche la recente Fashion Week, ha sottolineato il presidente Vago, «il settore  però ha ancora una volta saputo dare il meglio di sé, non vogliamo solo dichiarare il stato di crisi, ma validare in modo scientifico la nostra analisi». La Liuc, università voluta dalle imprese per le imprese, è scesa in campo con le sue competenze per quest’operazione di salvataggio del tessile.

Ha detto il rettore Federico Visconti: «Questo è un progetto figlio dei tempi, che nessuno di noi poteva immaginare tali: l’anno scorso quando abbiamo chiuso, pensavamo di farlo per quindici giorni. Ma è figlio dei tempi per il contenuto, frutto della collaborazione decennale di Liuc con la Smi, e nella generazione di prospettive, ha dentro una visione unitaria di sviluppo di settore». Concludendo con una citazione: «Manzoni nei Promessi Sposi diceva che chi aveva qualcosa da parte investiva in pane e farina, noi diciamo: comprate una giacca, una cravatta, un paio di pantaloni».

Figlio dei tempi, anche a livello metodologico: si tracciano gli scenari di ciò che può accadere in base agli interventi.

Scacco in tre mosse

Dal professor Massimiliano Serati, direttore Divisione Ricerca Applicata e Advisory, i dettagli di analisi e risposte. Il quadro: al tessile abbigliamento è riconducibile il 14% circa delle imprese manifatturiere italiane con attività innovative.

Il comparto ha poi un ruolo chiave, attorno a cui ruotano gli altri:  è quello con il più elevato coefficiente di consumo di beni intermedi (circa 57 miliardi all’anno) prodotti da altri settori.

Lo scacco si dà in tre mosse. La prima vale due miliardi e passa dal prolungamento della cassa Covid al sostegno ai piani di ristrutturazione e a un contributo a fondo perduto-credito d’imposta proporzionale alla perdita d’esercizio. Il secondo pacchetto da 4 miliardi può garantire un recupero quasi completo delle perdite generate dalla crisi  economica innescata dalla pandemia, come pure determinare l’avvio di processi virtuosi e  solidi di crescita strutturale della filiera: dentro ci sono ad esempio il sostegno all’innovazione, ma anche l’alleggerimento della bolletta energetica.

È così che si recupererebbero gli oltre 68mila posti di lavoro e si avrebbe un dirompente effetto virtuoso sulle esportazioni, con un saldo di più di 8.700 milioni.

Qualcosa sta cambiando

Poi la terza tappa con 2 miliardi puntati su risorse umane e promozione del made in Italy. Così può mettersi in viaggio la comunicazione del bello sostenibile della filiera Tessile-Abbigliamento italiana  come parte di un piano Paese di rilancio dell’Industria, Turismo ed Ospitalità.

Ci vuole coraggio, e il tessile ne ha tantissimo ma lo chiede anche al Governo. E Vago vede dei buoni segnali: «Il nostro ruolo è stato riconosciuto dalle maison francesi, ma ci sono anche segni di un apprezzamento casalingo come mai era avvenuto in passato».

Marilena Lualdi

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