Un sacco di farina che ha la sua personalità e che racchiude le connessioni (sinergie) tanto care a Fabio Longhin della pasticceria Chiara di Olgiate Olona.
Un progetto che lega diversi partner con un pensiero comune e mette sullo stesso piano gli attori di una filiera virtuosa. E in questa bella storia che racconta Longhin ci sono un “sacco” di belle relazioni: un agricoltore custode dei semi, Giuseppe Li Rosi, che si trova in Sicilia, in provincia di Catania e che lavora un miscuglio di semi costituito in Siria con circa 2.000 varietà nel rispetto del territorio e nella difesa della biodiversità grazie alla Cumpagnia Simenza; un mulino, il Molino Quaglia di Vighizzolo D'este a Padova, che macina il grano in un ambiente tecnologico con la massima sicurezza alimentare, e il laboratorio di Petra dove nasce la farina “evolutiva”; un pasticcere, Fabio Longhin, che accoglie a Olgiate, dentro il suo laboratorio del gusto il sacco di farina pieno di identità.
«Il 15 dicembre dell'anno scorso è iniziata quest'avventura con la semina di questo nostro ettaro di campo, che abbiamo materialmente adottato - racconta Longhin - e il nostro custode è un contadino che ci fa sognare. Sono davvero emozionato nel parlarne, è un qualcosa che mi rende felice e nasconde dei rapporti tra fornitori, essenzialmente amici e persone che credono in questo modo di lavorare, nel rispetto della biodiversità e di tutta la filiera che riceve il giusto compenso».
Al pasticcere il compito di trasformare questi «semi immigrati e integrati», giunti a Olgiate Olona dentro un sacco di farina, per diventare un dolce lievitato arricchito con gianduia al cioccolato bianco e dal sapore agrumato, tra il bergamotto e il mandarino, di un candito giapponese.
Fabio Longhin gli ha affibbiato il nome di una malattia, “delirium”, a questo dolce che si prepara e si gusta in vasetti weck abbinato ad una siringa di caffè, lo strumento che cura il “delirium”.
«Ho i brividi - chiosa Longhin - ringrazio tutte le persone che fanno parte di questa iniziativa. È bello sapere e conoscere chi cura il mio campo, chi lavora la farina che poi trasformo nella speranza di regalare un momento di piacere».
Una filiera forte e virtuosa, che abbatte le distanze fisiche grazie alla conoscenza diretta delle persone e dei prodotti, generando un “delirio” che si nutre della creatività e dell'arte pasticcera di Fabio Longhin.