ELEZIONI COMUNE DI OLGIATE OLONA
ELEZIONI COMUNE DI MARNATE
 / Storie

Storie | 03 marzo 2021, 17:16

LA STORIA. Una filiera virtuosa che genera un dolce “delirio” a Olgiate Olona

Protagonista Fabio Longhin della pasticceria Chiara assieme agli amici partner della Cumpagnia Simenza e del Molino Quaglia. Un sacco di farina che ha la sua identità e che racchiude belle connessioni tra territori diversi

Fabio Longhin

Fabio Longhin

Un sacco di farina che ha la sua personalità e che racchiude le connessioni (sinergie) tanto care a Fabio Longhin della pasticceria Chiara di Olgiate Olona.

Un progetto che lega diversi partner con un pensiero comune e mette sullo stesso piano gli attori di una filiera virtuosa. E in questa bella storia che racconta Longhin ci sono un “sacco” di belle relazioni: un agricoltore custode dei semi, Giuseppe Li Rosi, che si trova in Sicilia, in provincia di Catania e che lavora un miscuglio di semi costituito in Siria con circa 2.000 varietà nel rispetto del territorio e nella difesa della biodiversità grazie alla Cumpagnia Simenza; un mulino, il Molino Quaglia di Vighizzolo D'este a Padova, che macina il grano in un ambiente tecnologico con la massima sicurezza alimentare, e il laboratorio di Petra dove nasce la farina “evolutiva”; un pasticcere, Fabio Longhin, che accoglie a Olgiate, dentro il suo laboratorio del gusto il sacco di farina pieno di identità.

«Il 15 dicembre dell'anno scorso è iniziata quest'avventura con la semina di questo nostro ettaro di campo, che abbiamo materialmente adottato - racconta Longhin - e il nostro custode è un contadino che ci fa sognare. Sono davvero emozionato nel parlarne, è un qualcosa che mi rende felice e nasconde dei rapporti tra fornitori, essenzialmente amici e persone che credono in questo modo di lavorare, nel rispetto della biodiversità e di tutta la filiera che riceve il giusto compenso».

Al pasticcere il compito di trasformare questi «semi immigrati e integrati», giunti a Olgiate Olona dentro un sacco di farina, per diventare un dolce lievitato arricchito con gianduia al cioccolato bianco e dal sapore agrumato, tra il bergamotto e il mandarino, di un candito giapponese.

Fabio Longhin gli ha affibbiato il nome di una malattia, “delirium”, a questo dolce che si prepara e si gusta in vasetti weck abbinato ad una siringa di caffè, lo strumento che cura il “delirium”.

«Ho i brividi - chiosa Longhin - ringrazio tutte le persone che fanno parte di questa iniziativa. È bello sapere e conoscere chi cura il mio campo, chi lavora la farina che poi trasformo nella speranza di regalare un momento di piacere».

Una filiera forte e virtuosa, che abbatte le distanze fisiche grazie alla conoscenza diretta delle persone e dei prodotti, generando un “delirio” che si nutre della creatività e dell'arte pasticcera di Fabio Longhin.

Alessio Murace

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MAGGIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore