Ieri... oggi, è già domani | 28 marzo 2021, 06:00

... Profumo di Busto...

Dei tempi antichi, di ...ieri, quello attuale...e vorrei pure immaginare il profumo di come sarà domani.

... Profumo di Busto...

Me lo sento addosso, il profumo di Busto Arsizio. Dei tempi antichi, di ...ieri, quello attuale...e vorrei pure immaginare il profumo di come sarà domani. Non che sia così difficile, ma la trasformazione della città nel corso di pochi decenni, è notevole. Vale la pena ....raccontare i ricordi; qualcuno almeno, per dare a se stessi la convinzione del tempo trascorso.

Da ragazzo, spesso a piedi nudi, per le strade non asfaltate, con poche luci tutt'attorno...una vettura a transitare per caso, sul poco asfalto esistente che chiamavano "mudròn", vocabolo forse inventato, per distinguere una strada sterrata e un'altra "truccata" di modernismo. C'erano le case, molte coi mattoni rossi, di ringhiera, con la scala in comune che metteva in contatto il "reparto notte" con il "reparto giorno", consistente (per lo più) di un locale a piano terreno, diviso in "piano cottura" del necessario per averci un fornello sopra un mobile, un tavolo per cucinare e un lavandino per fare la stretta pulizia. Le posate erano dentro il cassetto sotto il tavolo  Poi, la "sala" dove c'era un divano, il tavolo "buono" sempre tirato a lucido e pronto da utilizzare magari in occasione del Natale o della Pasqua, per non rovinarlo.

C'era la Singer (macchina per cucire) dalle molteplici funzioni: la prima (ovvio) per cucire di tutto, da monile, per creare atmosfera con chi veniva a far visita e (magari) per accogliere un mazzo di fiori, in caso di necessità (per dire che i fiori del giardino erano sempre esposti, salvo in momenti di folclore, in caso di un pensiero gentile sempre a base di fiori che provenivano da fuori).

Una sveglia a muro "elaborata" con quadrante fisso e tutto il corollario in legno stazionava proprio in centro alla "sala" e quando la si spolverava, mamma ripeteva sempre "è il ricordo del nonno, guai a mancarle di rispetto". Il succitato divano non era da grandi dimensioni. Coricato, ci stavo appena. La mamma si prodigava a tenerlo pulito col copri-divano che lavava almeno una volta la settimana. C'era pure il buffet, con dentro i regali ricevuti all'epoca del matrimonio tra mamma e papà.

Conservo tutt'oggi un servizio completo di bicchieri smerigliati e lavorati, con dentro un "motivo" colorato simile a pietre di rubini, lapislazzuli e ambra. Una sciccheria che faceva pensare al lusso e che si utilizzava quasi totalmente in occasioni speciali. Nel cassettone sotto il buffet, diviso in "fasi omogenee" ci trovavi di tutto: dalle calze di noi maschietti ai ferri del mestiere usati da mamma: le forbici, il filo per il rammendo, gli aghi per il lavoro di maglia e ....le buste paga che portavano mamma, papà e zio Giannino, con tanto di quaderno (copertina nera) su cui si annotavano le spese della famiglia. C'erano pure i "libretti" del "cervelè" (salumiere) e del "prestinè" (panettiere) con i conti da saldare due volte al mese; in occasione della "quindicina" rigorosamente liquidata in contanti dal datore di lavoro. Mai un conto ....o un riporto sbagliato!

Reparto notte, da raggiungere attraverso la scala in comune. C'era il letto matrimoniale di mamma e papà e il mio "lettino" con davanti una poltroncina su cui poggiavo gli abiti. Mamma e babbo erano già "cambiati" prima che io andassi a letto e anche davanti al loro letto, c'era una poltrona (manco a dirlo) che'ho fatta restaurare, conservando lo stile antico  della sua creazione. Un grosso guardaroba in fondo alla stanza, dentro cui c'erano i "vestiti buoni" da indossare la domenica, prima di andare alla Messa e da cambiare appena rientrati a casa. Un altro mobile (anche qui con cassettoni sparsi) con un reparto dedicato a una scatola con dentro le lettere che papà inviava a mamma durante il periodo militare. Qualcuna l'ho letta....mmmm, quanto amore! Ho visto pure due anelli, una collana d'oro e un'altra collana con una pietra verde che non ho mai capito quale materiale fosse. Lo zio Giannino dormiva nello stanzino "mezanèn" al fianco della scala in comune e tutto era finito lì....nessuna suppellettile, un crocifisso appeso e la statua della Madonna dell'Aiuto nel bel centro del mobile laccato e tirato sempre a lucido dall'olio "di gomito" di mamma. Mi accorgo di non avere più spazio per descrivere l'oggi. E il domani? Lo dico in poche parole: non mi sono mai lamentato di quanto avevo (o non possedevo)....di certo ho imparato il rispetto per le "cose" e il senso del risparmio, senza mai privarmi del necessario. Sempre, con la speranza in tasca!

 

Gianluigi Marcora

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