Ieri... oggi, è già domani | 07 aprile 2021, 06:00

... a roeua (a ruota)

"Andò a roeua" (andare a ruota) racchiude parecchi significati che... cerco di ricordarli tutti.

... a roeua  (a ruota)

Giuseppino mi mette di fronte -dopo i saluti- a una frase spicciola che vuole significare tante cose. Quindi parliamone, affinchè si comprenda meglio sia il particolare della traduzione sia il significato (ampio e rotondo) del detto Bustocco.

"Andò a roeua" (andare a ruota) racchiude parecchi significati che ....cerco di ricordarli tutti.

La traduzione è semplice: "andare a ruota", nel gergo volgare significa "scroccone". Uno che va a ruota fa il furbo, quando si tratta di pagare; di sostenere la propria parte nel saldare un conto... di compagnia.

Un tempo, gli operai, dopo il lavoro, si fermavano all'Osteria per "un bicchiere". Si diceva così....non per il bicchiere in se stesso, ma per dire "bicchiere di vino". Si dialogava, si prospettavano iniziative varie e si ... ordinava da bere. Due, tre, quattro persone e uno solo pagava il conto. Chiaro che tra amici, "si sapeva" quando era il proprio turno per il pagamento, ma .....nel "giro" si intrufolava colui che "l'andea a roeua" (andava a ruota - quindi ci stava alla bevuta, poi ....non pagava... o meglio, non rispettava il proprio turno.

Scaturivano commenti e qualche discussione, preludio addirittura di tante giustificazioni (ò doù 'nda via) (ho dovuto allontanarmi); "m'à rigurdeo pù" (non mi ricordavo) oppure (e qui si innescava la discussione (ù pagò tre di fò" (ho pagato tre giorni fa) a cui più d'uno puntualizzava che si trattava di "tri ann fò" (tre anni  fa) -le scadenze sono ipotetiche- e ciascuno portava "prove a carico" o giustificazioni varie, alla presenza del testimone.

Andare a ruota (come s'è detto) si faceva la figura dello scroccone. Anche perchè, la "ruota" non ha una base e nemmeno un vertice....ed è quindi facile collocarsi in un punto qualsiasi della stessa, tenendo presente di essere sempre lontano dal ....punto di pagamento.

Lo scroccone usava lo stesso metodo per le "sigarette" ...."ù finii mò" (le ho appena terminate) - e lo diceva lontano dal tabaccaio oppure "dopo t'à i u dò" (dopo te le rendo), ma quel "dopo" somigliava quasi sempre al MAI. Per quanto concerne il danaro, era difficile "andare a ruota": a precisa scadenza, chi aveva avuto il prestito, sapeva che doveva restituirlo o (magari) chiedere una dilazione ulteriore alla restituzione. Guai farsi appioppare altri appellativi; non più scroccone, ma si trattava di essere un approfittatore e un ladro.

A questo punto, non si potevano accampare scuse e ....una volta screditato, lo "scroccone - ladro" costui non otteneva alcun credito da chicchessia. "na oelta bulò, te pudei fa i miracul, ma t'è duèi sta in dul tò broedu" (una volta bollato, potevi compiere dei miracoli , ma dovevi  stare nel tuo brodo - eri isolato).

Un fondo di "morale" nelle parole di Giuseppino, c'è. Semplice e veritiero. Primo: comportarsi da onesto, secondo, una volta puoi gabbare il prossimo, ma da solo "t'è se tai i bàl da part ti" dice proprio così il caro Giuseppino . La dico tutta "ti tagli le palle da solo"  che vuol dire....chi è causa del suo male, pianga se stesso.

Intanto mostro a Giuseppina una nuovo grappa. Si chiama per esteso "grappa triestina ASPERULA" ce ne facciamo un bicchierino e Giuseppino ammicca, fa segni di gradimento, sbatte la bocca come si fa con le cose prelibate, gustose al palato e conclude con "l'è bòna" (è buona). Ci sorridiamo divertiti.

Gianluigi Marcora

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