Ieri... oggi, è già domani | 12 giugno 2021, 06:00

"san men curòi" (sano come il corallo)

Non voglio turbare Giuseppino che ha da fornirmi alcune "chicche" di un tempo antico.

"san men curòi"  (sano come il corallo)

Lo vedo "lucente e pimpante" Giuseppino, oltre quegli occhietti furbi che mi punta addosso. Gli dico subito "ma la ò, Giusepèn" (come va, Giuseppino) e lui "sun san men curòi" (sono sano come il corallo). Rifletto un po' e non commento l'espressione. Un tempo era proprio così: sano come il corallo, voleva significare assoluta buona salute, come lo "scheletro ramificato duro di questi animali" che vivono nelle rocce marine. Oggi (lo dice la cronaca) anche il corallo ha bisogno di cure ....si è ammalato per effetto dell'inquinamento. Va protetto, curato!

Non voglio turbare Giuseppino che ha da fornirmi alcune "chicche" di un tempo antico.

Ne "spara" due gustosissime, retaggio di un tempo che fu. Eccole: culur panscia da moniga e culur trasù di ciochi che a ben guardare, di gentilezza hanno ben poco. Vediamoli -allora- questi due colori. Il primo è di color carne, un rosa delicato, pallido e pronunciato appena...rosa simile a quello dell'albicocca acerba, vellutato, simile a una cipria sbiadita. Il secondo colore è vinaceo, un viola "scomposto", quasi violaceo violento, oltre al viola della maglia della Fiorentina.

Dimenticavo le "traduzioni": "pancia di suora" per "panscia da moniga" e "vomito di ubriachi" per "trasù di ciochi" ....lo so ....non sarà elegante, ma il Dialetto Bustocco ha di queste espressioni....va dritto al significato, per non lasciare dubbi o commenti strani.

Incombe un altro detto del "famigerato" Dialetto Bustocco che amo tanto. Che mi ha educato. Che mi ha insegnato la vita. Che mi ha fatto percorrere la mia strada. Che non disdegno. Che difendo a spada tratta. Che mi inorgoglisce. Dialetto Bustocco derivato dal Dialetto Ligure.

Giusepèn adesso snocciola altri due detti Bustocchi, forse andati perduti...forse utilizzati da gente ....antica. Che sono: "vonciu me'l ratu" (sporco come un topo) e "parla candu gha pissa i ochi" (parla quando fanno pipi le oche). Sul primo detto, poco o nulla da aggiungere. Il topo è sporco per antonomasia. Vive nelle fogne. E' un animale ripugnante, dannoso, di differenti specie .... figurative: fare la fine del topo (restare intrappolato o morire senza avere avuto la possibilità di fuggire) - topo di Biblioteca (studioso...che passa molto tempo in Biblioteca) - bagnato come un topo (dopo aver subito la pioggia battente, senza riparo).

Per l'altro detto, sono ricorso a Google per capire il "come mai" le oche non fanno pipi.

Ecco la versione: le oche, come le galline espletano le funzioni fisiologiche in unica soluzione, attraverso un unico organo chiamato "cloaca" - dire a una persona di parlare quando "le oche fanno pipi" vuole significare chiaramente di ....tacere. Chi dice scempiaggini a più non posso, manifesta la propria ignoranza....la rende palese, la addita al disdoro di chi ascolta....quindi, la frase appropriata da dire a queste insulse persone è "parla candu gha pisa i ochi".

A questo punto, Giuseppino mi abbraccia. Lo fa poche volte. Certe "smancerie" (come dice lui) non gli sono congeniali. Non per un fatto di pudicizia, ma unicamente per questione di "merito": ti abbraccio per dare merito al rispetto, alle Tradizioni, al senso onesto dell'operare.

E' un piacere sentire quelle mani forti, ossute, dense come la ....tenaglia. L'abbraccio ha calore di vita, di comprensione, di rispetto reciproco (per l'appunto) e manifesta una solidarietà vera, quasi ....complice, di persone perbene che discutono senza prevaricare il pensiero dell'altro.

Cin-cin, Giusepèn ....poteva mancare il brindisi con .... l'Asperula?. Ci aggiungiamo un sorriso!

 

 

 

Gianluigi Marcora

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