Ieri... oggi, è già domani | 01 luglio 2021, 06:00

temp'in drè - tempi passati

Eppure, il "pezzo" evidenzia la vita che mi ha visto partecipe, a differenza di altri che hanno cominciato a ....esistere dentro gli agi senza avere compiuto il minimo sacrificio.

temp'in drè  - tempi passati

Ho avuto una certa titubanza.... dubbio, esitazione, indecisione, perplessità nel pubblicare il "pezzo" che segue. Poi ho deciso di mettere in luce la vita dei "tempi'in drè"....tempi passati che fanno (dovrebbero) fare riflettere, ma che in parecchi osservano, si indignano, poi fanno spallucce.  Eppure, il "pezzo" evidenzia la vita che mi ha visto partecipe, a differenza di altri che hanno cominciato a ....esistere dentro gli agi senza avere compiuto il minimo sacrificio.

So però che "di fronte alla verità, ci vuole solo verità." Il mio articolo è vero e Giusepèn m'è testimone. Come lo sono coloro che provengono da quello stile di vita che non misconosco e che mi ha plasmato....anche con crudezza. Chi bolla il mio articolo (magari) con un "mi fa schifo" lo posso tollerare. A me, non l'ha fatto (schifo), ma so che è un articolo "crudo" non adatto per chi vuole unicamente dolcezze o sdolcinature. Queste note, le ho scritte dopo aver redatto quanto segue. Sono note di "avvertimento" - ciascuno è libero di continuare la lettura o di passare oltre.

titolo: case di ringhiera, con annessi e connessi!

La mia ringhiera, al piano superiore del caseggiato, era situata fuori dalla camera. Aveva tre file di "ardia" (filo di ferro corposo e non proprio esile) dove mamma stendeva la biancheria. Non solo quella intima, ma pure le lenzuola, gli abiti da lavoro, quelli abitudinali, i fazzoletti e tutto ciò che forniva la "brenta" (capiente mastello munito di asse, dove le donne facevano il bucato).

Come tutte le case di ringhiera, c'era nel bel mezzo del giardino, una latrina nascosta dagli alberi che "serviva" più famiglie. La nostra (ne contava tre di famiglie), con quattro persone, quattro dello zio Antonio e cinque dello zio Andrea. Vi risparmio l'andirivieni del mattino (soprattutto) quando si faceva a turno a portare il pitale (per svuotarlo) e per il ....bisogno immediato.

La priorità d'intervento era riservata a chi aveva un cartellino da timbrare e a chi doveva andare a scuola .....le massaie, potevano attendere il ....prossimo turno. Vi chiederete a questo punto.... e poi? - bene: succedeva che la "cloaca" si riempiva e che nessuno voleva sobbarcarsi l'onere di chiamare il "sagiamerda" che pure svolgeva il compito del trasporto del contenuto. Anche per il fatto che lo zio Giannino, si prendeva la briga dello "smaltimento dei rifiuti" che a suo tempo, già chiamava "risorse". Munito di bidoni abbastanza grossi e dopo avere "messo in sicurezza" i bambini che brulicavano nel cortile, provvedeva all' ...esproprio del contenuto. Per farne che? Lo portava al ritmo di un bidone per mano, nella campagna retrostante la nostra abitazione. E con meticolosità contadina, spargeva il liquame sopra ogni tipo di ....semente o coltura.

Si spargeva intanto nell'aria un "profumo" che la Dior e la Chanel manco si immaginano. Per almeno tre giorni, l'aria era pregna del fetore e per quei tre giorni, le donne non proponevano nei loro piani, il bucato, per evitare di impregnare quanto sarebbe steso o di procurare al bucato, un "aroma" difficilmente sostenibile. Vuoi mettere al momento del raccolto... granoturco o patate, insalata o "erbiòn" e tutto quanto "faceva orto" diventava rigoglioso, saporito e pure gustoso, come ad esempio i "tumatàs" o i "verzi" (cavoli) ....tutto era concimato (stavo scrivendo condito, ma qui è giusto il concimato) nella maniera giusta, senza conservanti e senza sostanze chimiche.

Non ho dimenticato il significato di "erbiòn" che mi ha suggerito una cara Lettrice e che avevo sottaciuto. I "erbiòn" sono i piselli (pianta leguminosa i cui semi sono commestibili, mentre il relativo baccello va a far parte del moderno umido). Ho precisato doverosamente. Si sa che "pisello" è menzionato anche per altri significati, ma qui è solo "erbiòn". Sui "tumatàs" e pure i "pundatera" si sa che sono francesismi, importati qui dai Liguri (pomodori o pomidoro e patate). L'accenno alla "brenta" serve a dire che tutto passava da lì e che ogni massaia si muniva della "spazèta" (spazzola) con le setole durissime e della "lisciva" o "cunegrina" per ....coadiuvare lo strofinare. Spesso le mutande erano "colorite" ....non c'era la carta igienica e i fogli di "gazzetta" erano dei ... quadratoni  e non è che c'erano bidè in casa....insomma, come si diceva "gialdu danazi e maròn da dre" (giallo davanti e marrone di dietro). Una volta ultimata l'operazione, zio Giannino si sottoponeva a un lavaggio prolungato con una disinfezione accurata. Qui ci metto pure il babbo che ....coadiuvava lo zio Giannino e che a fine operazione, si ....aiutavano a vicenda nella paziente opera (comandata da mamma) che doveva arrivare al lavaggio della schiena e al controllo sistematico che tutto fosse pulito.

Penso basti, per descrivere usuali azioni che si ripetevano alla bisogna. Fatto è che i commenti di allora contenevano la parola "schivi" per schifo e, al momento del raccolto e della distribuzione del ...raccolto, tutti (quasi in coro) dicevano "che bèl - che bòn" (che bello - che buono) ed era riferito, appunto a quanto la Terra (lo scrivo in maiuscolo, per rispetto) donava a chi la accudiva, seminava e concimava con cura.... tutto ciò che dopo ...raccoglieva.

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore