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Economia | 27 luglio 2021, 10:24

Dell'Erba (Confesercenti Varese): «Andiamo oltre il Green Pass, no all'obbligo vaccinale per i dipendenti»

La neopresidente dell'associazione sottolinea che «la certificazione non consente affatto una libertà totale. Sarebbe opportuno prendere esempio dalla Svizzera dotando dipendenti e perché no anche i cittadini di un numero mensile di tamponi a tariffe agevolate se non gratuiti».

Romana Dell'Erba

Romana Dell'Erba

Confesercenti Varese, con la sua neopresidente Romana Dell'Erba invita a guardare oltre il Green Pass, soprattutto in vista della ripresa autunnale quando la mobilità legata alle scuole e al lavoro assumerà ritmi maggiori. 

Non c'è dubbio che la promulgazione del decreto del Governo del 23 luglio, relativo al rilascio della "carta verde", abbia aumentato le richieste di vaccinazione, ma l'associazione varesina invita tutti a tenere presente alcuni aspetti critici. 

«È giusto specificare però - si legge in una nota di Confesercenti Varese, che il possesso della certificazione non consente affatto una libertà totale, in quanto è sottoposta ad alcune condizioni:

1) Se vi fosse un incremento della curva epidemiologica e una Regione divenisse arancione o rossa, molte attività, in base alle misure di contenimento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore 02 marzo 2021, resterebbero chiuse e il possessore del "green pass" non vi potrebbe accedere proprio come il non possessore (art. 3 del decreto-legge n. 105/2021);

2) Nel momento in cui il soggetto titolare della certificazione digitale verde Covid-19 o di attestata negatività al tampone venisse "identificato come caso accertato positivo al Sars-Cov2", questa "cessa di avere validità" (art. 9, comma 3, del decreto-legge n. 52/2021 convertito, con modificazioni, nella legge ordinaria dello Stato n. 87/2021);

3) È vero che, in base al regolamento (UE) n. 953/2021 e ai sensi del paragrafo 36 del considerato, il certificato digitale verde europeo Covid-19 non costituisce condizione per la libera circolazione nel territorio dell'Unione e che non può comportare discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati, ma è anche vero, che non solo gli Stati (come prevede il Trattato) rimangono competenti a introdurre restrizioni per motivi di salute pubblica, ma la stessa accettazione del "green pass" rilasciato da un altro Stato membro è ipotetica.

La presidente Romana Dell'Erba va oltre il “green pass” esprimendo preoccupazione per un momento grigio che potrebbe protrarsi fino ad ottobre, quando la mobilità legata alla ripresa del lavoro e delle scuole aggiungerà altre dinamiche di cui non ci si sta occupando: «Ad oggi non abbiamo certezze e consapevolezza sulla base di quali numeri sono stati adottati questi provvedimenti limitanti e discriminatori che continuano a dimostrare illogicità rispetto all'applicazione dei protocolli sanitari che si attuano. Questi provvedimenti vanno a ledere attività già cariche di protocolli con l’aggravio di una piena mancanza di organizzazione preventiva alla gestione della mobilità ed i trasporti».

«Dal punto di vista dei datori di lavoro – continua la presidente - facciamo presente invece che le leggi esistono già, in base ai rischi delle mansioni si attuano le misure come da D.Lgs 81/08. Non riteniamo giusto approvare l'obbligo vaccinale tra i dipendenti, date le conseguenze che porterebbe, come un’eventuale non idoneità alla mansione e con sospensione al lavoro».

«Se la certezza del monitoraggio della malattia la si ha con i tamponi – afferma Dell’Erba – sarebbe opportuno prendere esempio dalla vicina Svizzera dotando dipendenti e perché no anche i cittadini di un numero mensile di tamponi a tariffe agevolate se non gratuiti. Inoltre, come prevedibile, non sono stati menzionati dei sostegni relativi a questo decreto in seguito alle ulteriori perdite che causerà».

A fronte dei punti trattati in precedenza, il presidente FIEPET Enrico Introini afferma che: «È nobile cercare di accelerare l’adesione della popolazione alla campagna vaccinale, facendo rispettare le regole in ottica di assembramenti e misure di igiene, evitando le chiusure forzate che ci auguriamo non avvengano più. Questa misura però – continua il presidente - com'è strutturata adesso non agevola ma appesantisce ancora di più le piccole e medie realtà sia per l'impegno di gestione operativa che in termini di responsabilità penali al trattamento dei dati. Insomma, il comparto risulta spaesato e confuso e l'unico sentimento è quello che sempre convive con gli imprenditori italiani quello delle sanzioni immotivate».

«Il nostro impegno – continua Dell’Erba - in costante confronto con la sede nazionale, è quello di chiedere subito delle misure correttive ed a livello locale nel modus operandi che ci contraddistingue. Raccogliendo istanze e rimostranze, rimanendo vicino alle imprese del nostro territorio per la gestione delle difficoltà che si presenteranno facendo attuare un’analisi quantitativa e qualitativa del provvedimento per poi dargli la giusta definizione». 

Redazione

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