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Economia | 27 luglio 2021, 07:07

Le nostre grandi aziende in mano straniera: il "sistema Varese" giocherà in serie A o B?

Dopo Whirlpool, BTicino, Lindt, Poretti ed Mv Agusta, anche Eolo sarà controllata dall'estero: come pensano istituzioni, politici, associazioni di categoria, enti, sindacati di continuare a far giocare nella massima serie la squadra economica della nostra provincia?

Le nostre grandi aziende in mano straniera: il "sistema Varese" giocherà in serie A o B?

Quale futuro per il “Sistema Varese”, per il nostro tessuto economico e imprenditoriale? Un futuro da protagonisti o da comprimari? E’ una domanda da cui non si può sfuggire, soprattutto in un periodo storico di costruzione come l’attuale, con il Pnrr destinato a rilanciare, se tutto, come speriamo, andrà per il verso giusto, l’economia, la società, il fare impresa.

Partendo proprio da quest’ultimo aspetto, non si può non notare con qualche preoccupazione che sempre più nomi “importanti” di aziende della provincia di Varese non sono più sotto il controllo, non solo di imprenditori o di società varesotti, ma nemmeno di italiani.

L’ultimo caso è quello di Eolo, impresa nata in un garage di Casciago da un’intuizione geniale di Luca Spada e poi sviluppatasi a Busto Arsizio e finita in mano agli svizzeri, come annunciato qualche giorno fa. Ma quello di Eolo non è certo l’unico caso di azienda varesina sotto controllo straniero. I nomi importanti non mancano: a partire dalla Ignis di Cassinetta, diventa Whirlpool, dopo il passaggio prima agli olandesi della Philips e poi agli americani, quindi BTicino Varese, che fa parte del gruppo francese Legrand, Lindt la multinazionale svizzera del cioccolato e sempre per restare a Induno Olona il Birrificio Poretti, che fa parte del gruppo Carlsberg e senza dimenticare Mv Agusta, altro marchio storico, passato sotto controllo russo.

Qualche esempio, storie diverse e percorsi diversi, ma tutti nomi, chiamiamoli pure gioielli made in Varese, che hanno fatto e che fanno la storia dell’imprenditoria del nostro territorio. In provincia di Varese resta però “solo” la produzione, gli stabilimenti, ma le decisioni, gli scenari futuri, gli investimenti vengono decisi altrove, in altri uffici e quartier generali negli Stati Uniti, in Russia, in Francia, in Germania, in Svizzera.

Uno scenario che non può non sollevare qualche interrogativo sul destino economico che spetta la nostra provincia in un momento come l’attuale che è quello caratterizzato dalle scelte, che determineranno il futuro di molte imprese, oltre che quello di tutti i cittadini. Queste scelte in molti casi non verranno prese qui ma altrove, all’estero.

Torniamo allora alla domanda iniziale e la rivolgiamo agli addetti ai lavori in primis, alle istituzioni locali, agli uomini e alle donne che le rappresentano, ai nostri parlamentari, ai consiglieri regionali, ai sindaci, ai politici, alla Camera di Commercio, alle associazioni di categoria di grandi e piccole industrie, Univa, Confartigianato Varese, Aime, Confesercenti, Confapi, Confcommercio, ai sindacati Cgil, Cisl e Uil.

E’ un tema che riguarda tutti, che deve preoccupare tutti, perché c’è in gioco il futuro del “Sistema Varese”, che è il futuro di tutti noi. Un futuro che continuiamo a voler giocare in Serie A, ma che se non si combatte tutti insieme nella stessa direzione e con le idee chiare, può finire anche di Serie B.

Matteo Fontana

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