Ieri... oggi, è già domani | 08 agosto 2021, 06:00

"i bugetti" - le palline

Chiaro che non si poteva conservare gli alimenti per lungo tempo, ma il sano servizio della "muschiroea" era tangibile

"i bugetti" - le palline

Il caldo di allora (me lo fa ricordare, Giusepèn) era di un'intensità notevole. Non esisteva l'aria condizionata e poche famiglie potevano permettersi il ventilatore. Tanto che, anche per il frigorifero c'erano problemi. Tutti, in casa, avevano la "muschiroea", una specie di cassetta coperta da una retina di "ardia" (filo di ferro sottilissimo, intrecciato) che proteggeva il cibo da mosche e insetti vari. Il frigorifero non era stato ancora inventato e la "muschiroea" era l'unico prototipo che tutti potevano avere a portata di mano.

Formaggi vari, salumi, burro e tutto ciò che non era consumato al momento, lo si rinchiudeva proprio lì dentro. Chiaro che non si poteva conservare gli alimenti per lungo tempo, ma il sano servizio della "muschiroea" era tangibile.

Intanto, i bimbi giocavano in cortile. Una delle divagazioni era costituita dalle "bugette" (biglie di vetro o di terracotta colorata) che venivano impiegate per il "pasèn" (passo piccolo) che i due giocatori manifestavano, nell'intento di colpire la biglia lanciata dall'avversario. Chi colpiva, si portava in tasca la biglia e subito dopo si passava al secondo... round. Vale a dire, colpire la biglia dall'alto, puntando quella che era in prossimità del piede.

C'era poi il "piegneau" costituito da una base di tre biglie unite, con una quarta biglia sopra la base. Si tracciava una linea di tre o quattro passi dal "pigneau" e in alternativa si tentava di colpire il "pigneau" e portarsi a casa le quattro biglie con un solo colpo.

C'era pure la "piramide" costituita da almeno dodici biglie... sempre con una base a sei biglie, su cui si posavano altre quattro biglie, con una cima di due biglie. Ovvio che la distanza era di almeno cinque passi e si poteva concorrere con più tiratori. Le biglie che colpivano la piramide consentivano di prendersi l'intero bottino, mentre per i colpi andati a vuoto, l'appartenenza era di chi aveva rischiato nel costruire la piramide.

Gioco innocente, dunque, a cui partecipavano a frotte ragazze e ragazzi, con tifo e schiamazzi a tutto spiano. Oltre a quel gioco, c'era quello della "corda"... si prendeva una corda possente, due ragazzi agli angoli della corda che facevano mulinare a cadenza a velocità moderata. Gli altri, dovevano immettersi nel semicerchio che si mostrava e dovevano ovviamente saltare a ritmo. Chi sbagliava e inceppava il gioco, doveva sopportare una penale.

C'era anche il gioco "a scondàs" (nascondersi) con uno a contare e tutti gli altri a trovare un nascondiglio. Poi c'era la ricerca di chi "era sotto" che doveva individuare dove era nascosto uno dei tanti e "cusare" (annuncio che recitava ...uno due tre ...con l'aggiunta del nome di chi si era individuato). Gioco innocuo? Si, ma una sera, quando "ero sotto" stavo cercando i... fuggitivi. Mi inoltrai nel portico e cercavo di scorgere qualche movimento sospetto. C'era pure un cumulo di fieno di notevole importanza e non avvertivo rumore. M'è venuto in mente uno strattagemma; prendo il forcone  e nel bel mezzo del covone, lo immergo con una certa forza. Un urlo straziante è balenato nella notte... Luciano balza fuori e urla come un ossesso. Corro a "cusarlo" poi mi avvicino a lui e gli chiedo del perché urlasse così tanto. Mi mostra il sedere, coperto dai pantaloni rotti. Il "tridente" - forcone si era conficcato proprio lì.

Fatto è che si provvide alla... medicazione dei tre buchi nel sedere di Luciano e a un "ammollo" del mio sedere, passato sotto il setaccio delle ire della mia Pierina. Che aveva scambiato il mio deretano, con un tamburo su cui picchiarci sopra. Giusepèn sta ridendo tuttora.

Gianluigi Marcora

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