Ieri... oggi, è già domani | 14 agosto 2021, 06:00

"ul paesàn dul mes d'agustu " - contadino d'agosto

La gente, in bicicletta, trascorreva le ore liete tra visite al bar o dentro campi arati e pronti per la mietitura o in procinto di donare covoni, per fare scorte per l'inverno.

"ul paesàn dul mes d'agustu "  - contadino d'agosto

Gli anni felici. Trascorsi in campagna, oltre l'orto. La gente, in bicicletta, trascorreva le ore liete tra visite al bar o dentro campi arati e pronti per la mietitura o in procinto di donare covoni, per fare scorte per l'inverno. Trovavi persone mai viste prime o amici di famiglia che per il resto del tempo erano ....fuori misura, forse sconcertate per la vita nei campi o improvvidi nell'apprezzare il sapore del sole sopra il raccolto.

I ragazzi giostravano impazziti, in attesa dei doveri: compiti da ultimare e vacanze agli sgoccioli. Tuttavia, nessuno voleva sottrarsi ai commenti dei ...."paesàn dul mes d'agustu" che non erano troppi, ma abbastanza per suscitare illazioni. I "contadini del mese di agosto" avevano tempo da buttare e comizi da svolgere....loro dettavano scelte da adottare e improvvisazioni da sostenere.

Le patate, nel campo, mostravano i cespugli appassiti della pianta. Zio Giannino li passava in rassegna e spesso li accarezzava come a paventare la presenza delle coccinelle che cercavano un "invito a cena" per via del tubero maiuscolo e sostanzioso quasi pronto per essere raccolto.

Eccolo, il raccolto. "E' ancora presto" decideva lo zio e ci si doveva attenere alle disposizioni. Immancabile il "paesàn dul mes d'agustu" emetteva sentenze a cui occorreva donare respiro, ma non accondiscendenza. Fu così che lo zio prese una zappa. Appioppò al ceppo un colpo deciso e preciso e raccolse le patate che formavano il grappolo. Nessuna rotta, ma il colore del frutto non era "biondo" come lo zio prospettava. Mi affascinò la lezione. Compresi che il tempo ideale per arrivare al raccolto era quello di metà settembre e poco oltre, ma prima di ottobre. Proprio allora trovai Giusepèn e ne feci conoscenza. Lui osservava e prima di dire o di supporre, ponderava ogni gesto dello zio e cercava di capire come "ul paesàn dul mes d'agustu" potesse avere testo nella discussione.

Lo zio (su mia richiesta) mi appioppò la zappa e disse allegro "proea a tià su i patati" (prova a raccogliere le patate) ed io non aspettavo altro. Tuttavia, il fantomatico "paesàn" mi erudiva di come puntare la mira, di come colpire il ceppo e di attenermi alle conseguenze. Fu così che imparai a fidarmi dei consigli, ma prima di adottarli, sperimentarli.

Il colpo deciso nel terreno, partì, ma ci fu un mio dolore lancinante che interruppe il lavoro. La stanga della zappa fibrillò senza ordine e il contraccolpo mi aperse il palmo della mano. Lo zio intervenne. Mi portò al Pronto Soccorso e "invitò" l'improvvido "paesàn" a starsene alla larga da un lavoro meticoloso che non andava sperimentato, ma eseguito a dovere.

So che mi appiopparono dei punti sulla ferita e mi dissero, al Pronto Soccorso di raccogliere le patate, quantomeno con un paio di guanti alle mani. A settembre ero già in pista ...cioè, nel campo. Pantaloncini corti, torso nudo e ...guanti di pelle (quelli di seconda mano) davo una mano a chi, il "paesàn" lo faceva con cognizione di causa; non certo per vezzo.

Per dirla tutta....non amavo i lavori di "fioretto" dentro il campo. Ero più per i lavori pesanti, forse grossolani che ponevano me al cospetto della natura. Cominciai così la mia "carriera" di contadino ....lo zio e il babbo mi guardarono con ....ammirazione ....io pensavo solo a dar loro una mano, per alleviare la fatica del mestiere. Il profumo della terra, mi è rimasto dentro.

Gianluigi Marcora

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