/ Valle Olona

Valle Olona | 10 settembre 2021, 08:00

Castellanza: Antonio Rossi, il campione col sorriso, ha incontrato gli studenti Liuc

Le vittorie olimpiche e gli allenamenti in giro per il mondo. La fatica quotidiana e gli show in tv. Il rapporto con i maestri e quello con la delusione. Matricole, e non solo, a colloquio con il fuoriclasse della canoa, oggi sottosegretario allo Sport in Regione Lombardia

Emanuele Strada, Federico Visconti e Antonio Rossi al termine dell'incontro con gli studenti della Liuc - Università Cattaneo

Emanuele Strada, Federico Visconti e Antonio Rossi al termine dell'incontro con gli studenti della Liuc - Università Cattaneo

«Mi chiamo Antonio Rossi, ho partecipato a cinque edizioni dei Giochi Olimpici e ho vinto tre ori, un argento e un bronzo. Sono anche arrivato quarto alla mia ultima Olimpiade, a Pechino. Un piazzamento che ha valore perché, a volte, il percorso che si fa è importante quanto una vittoria».

L’ex campione della canoa, oggi sottosegretario allo Sport in Regione Lombardia, si è presentato così, ieri, 9 settembre, agli studenti della Liuc – Università Cattaneo, suppergiù coetanei dei suoi figli. L’incontro rientrava nel progetto “Riconnessi”, ideato per fare prendere confidenza con ambienti e lezioni alle matricole. E agli iscritti che, l’anno scorso, per le conseguenze della pandemia, non hanno potuto frequentare con regolarità. Tema dell’appuntamento, le soft skills, le competenze trasversali indispensabili a qualunque figura professionale, a partire dai manager.

Botta e risposta amichevole, informale, introdotto da Emanuele Strada, docente Liuc e coordinatore del progetto. A moderare, il rettore, Federico Visconti. Che ha rotto il ghiaccio chiedendo a Rossi: cosa caratterizza i maestri? Risposta: «I maestri ti fanno capire che stai facendo qualcosa di importante. Nello sport sono gli allenatori, certo, magari il presidente della tua società. Ma possono essere maestri anche i compagni di allenamento. La gara la vinci prima di farla. In allenamento, appunto».

Sintesi tra diversità e capacità di conciliarle, Rossi ne ha parlato sia dal punto di vista dell’ex sportivo professionista che da quello di sottosegretario. «Ho cambiato diversi compagni di allenamento e di gara, a volte all’ultimo minuto o quasi. Non è semplice, soprattutto quando si hanno caratteri e caratteristiche difficili da conciliare. Eppure, tanto per fare un esempio, con Beniamino Bonomi, diversissimo da me, ho fatto la gara più bella, a Sidney. Occupandomi della candidatura di Milano e Cortina per le Olimpiadi del 2026 mi sono misurato con tanti territori. Tante esigenze e aspirazioni. Una candidatura diffusa. Ma siamo riusciti a fare squadra e a ottenere i Giochi, battendo una concorrenza agguerrita, a partire da Stoccolma». «Quando arrivi in un posto di lavoro, non scegli tu i tuoi colleghi» ha tirato le somme Strada.

Incalzato dalle domande degli studenti, Rossi ha ricordato il valore dell’impegno: «La formula stando alla quale se lavori tanto ottieni tanto non è sempre vera. Ma se non lavori tanto certamente non otterrai tanto. Io mi allenavo molto, 7 ore al giorno. Percorrevo in canoa 40 o 50 chilometri al giorno. Forse non erano tutti indispensabili per raggiungere risultati ma servivano a me per essere sicuro di avere fatto il possibile. Una certezza che mi ha aiutato anche nei rapporti con la stampa, quando la pressione dei giornalisti è cresciuta».

Sulla vita privata: «Tra gare e allenamenti passavo buona parte dell’anno all’estero, tendenzialmente in luoghi caldi. Anche molto distanti: California, Florida, Australia. La passione per la canoa mi ha aiutato a stare lontano, forse ha sofferto di più chi rimaneva a casa. Per fortuna mia moglie è stata a sua volta canoista e ha sempre avuto la consapevolezza che non ero in giro per divertirmi».

E lo studio? «È stato l’impegno prioritario fino ai 19 anni. Finito il liceo mi sono iscritto a Economia e commercio ma non ho concluso il percorso: arrivavano i risultati sportivi, non mi sono laureato. È, forse, quello che oggi mi manca».

Visconti ha sollecitato Rossi sulla delusione. Lui: «Non deve arrivare da una sconfitta. Nella vita di un atleta sono di più le volte in cui si perde rispetto a quelle in cui si vince. La delusione vera arriva quando non dai il massimo, quando sai che potevi ottenere un risultato e non ce l’hai fatta».

Inevitabile la domanda sui media e sulla notorietà. «Hanno iniziato a invitarmi in tv. Le apparizioni mi davano visibilità e piacevano agli sponsor. Grazie ai quali la mia carriera, probabilmente, si è un po’ allungata». Un rapporto vissuto tutto sommato serenamente, dunque. Con la sottolineatura di qualche stranezza: «A un certo punto partecipai a un varietà, un programma estivo. Avevo vinto da poco l’oro alle Olimpiadi. Ma in strada venivo riconosciuto per “Beati tra le donne”!».

Stefano Tosi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore