Sociale - 29 settembre 2021, 21:04

Una fermata per il carcere

Associazioni, cooperative, cappellano e garante dei detenuti chiedono che il trasporto pubblico locale raggiunga la casa circondariale di Busto Arsizio. Per alleviare disagi e per includere

Una fermata per il carcere

«Non si sa che cosa sia un “carcere umano”. Ma si sa che cosa è disumano». Dichiarazione di don David Maria Riboldi, cappellano del carcere di Busto Arsizio, rilasciata alla stampa davanti alla stazione ferroviaria. Accanto a lui, il garante dei diritti dei cittadini detenuti, Matteo Tosi, e rappresentanti della società cooperativa “La valle di Ezechiele”, dell’Associazione Volontari Assistenti ai Carcerati e Famiglie, dell’associazione L’Oblò e della cooperativa Intrecci. Ad ascoltare, oltre a un drappello di giornalisti, due candidati alla carica di sindaco alle prossime elezioni amministrative: Gigi Farioli e Chiara Guzzo.

Motivo dell’incontro? Sollecitare la creazione di una fermata d’autobus per potere raggiungere con mezzi pubblici la casa circondariale. «L’argomento – sottolineano i promotori dell’iniziativa – è rilevante, considerati i circa 400 detenuti e i 300 dipendenti del carcere. Per non parlare dei volontari e di strutture sportive che insistono sull’area». Numeri che giustificherebbero l’attivazione di un collegamento con mezzi pubblici. Eppure «…ogni tentativo bonario non ha sortito alcun effetto, nessun ascolto è pervenuto dai soggetti interpellati».

Come raggiungere, al momento, il complesso di via per Cassano? Se non si hanno mezzi propri, si deve ricorrere alle linee «…dell’attuale trasporto pubblico 1, 5, 11 e 55 che portano alla fermata del quartiere Sant’Anna. Il restante tratto viene colmato a piedi». Situazione che genera disagi, a molti visitatori (anche bambini) e alle persone scarcerate. «Non è normale che un settantenne appena uscito, con bagagli al seguito ma senza i soldi per chiamare un taxi, debba chiedere il mio aiuto per raggiungere la stazione» ha fatto presente don David.

«E non pretendiamo chissà che cosa – ha rincarato Matteo Tosi – non vogliamo corse ogni 15 minuti: basterebbe una fermata d’autobus e un collegamento». Richiesta inviata alla Provincia di Varese e alla Commissione carceri della Regione. Con una certezza e una domanda: «Il carcere non deve essere un corpo estraneo. Collegarlo alla città sarebbe un primo segno nella direzione del reintegrare. Ci si chiede: a Busto, il carcere ha diritto di cittadinanza?»

Stefano Tosi

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