Ieri... oggi, è già domani | 22 ottobre 2021, 06:00

"macaròn d'un macaròn" - stupidotto d'uno stupidotto

La frase, innocente e infantile, viene fuori mentre sto parlando con Giusepèn di cose serie

"macaròn d'un macaròn" - stupidotto d'uno stupidotto

La frase, innocente e infantile, viene fuori mentre sto parlando con Giusepèn di cose serie; fatti accaduti che hanno toccato il nostro Paese, ma pure la mia famiglia. Non c'ero all'epoca. Sono del 1946 nato in piena Repubblica (26 giugno) e col Fascismo non ho mai avuto a che fare, mentre la mia famiglia, per un verso o per l'altro, ne è rimasta intaccata.

In verità, mio padre me ne aveva parlato, ma adesso sono a dialogare con Giusepèn che evoca l'episodio. Lui l'ha vissuto non in prima persona, ma per avere frequentato casa Marcora.

Si era all'epoca del "oro alla Patria", quando c'era bisogno di sovvenzionare l'opera bellica a favore del Duce. Si doveva (in sintesi) sacrificare l'anello più prezioso, la Fede nuziale, a favore di un'operazione patriottica e commerciale che non è andata così bene, come si voleva far credere (compresa la cattura del Duce a Dongo, con due casse colme d'oro (fedi nuziali).

Dice Giusepèn che le "ronde" del Fascio....quattro uomini (tutti giovani) e un gerarca, si trovavano a passare per le case cittadine, per "chiedere" alle donne, il "sacrificio" della fede nuziale. La richiesta era pomposa e colma di enfasi e faceva sentire la Donna, autentica Sposa e Madre, il cui sacrificio era il segno indelebile dell'attaccamento ai valori della Patria.

Fatto è che il manipolo di uomini si è presentato a casa Marcora, dove nonna Luigia coi suoi numerosi figli (all'epoca ne contava undici), accudiva alle faccende domestiche e, senza troppi preamboli, le veniva chiesto di donare la fede nuziale, ubbidendo al "editto" già citato che aveva lo slogan "oro alla Patria".

Nonna non si scompose. Rifiutò. Era l'unico simbolo che possedeva, oltre ai "braculèti" (orecchini) che le aveva regalato nonno, in circostanza che non conosco, ma sicuramente importante. Uno dei ragazzotti agli ordini del gerarca, tentò di convincerla che non poteva rifiutarsi del gesto. E dopo qualche schermaglia verbale, il "picciotto" (m'è venuto quel termine, non appropriato, ma in segno di disprezzo per costui). Dunque fece per metterle le mani addosso. Nonna si ritrasse e mostrò subito il suo carattere passionale e giusto. Gli disse proprio "macaròn d'un macaròn" che voleva dire ....di tutto e di più e...non alludeva ai maccheroni succulenti e deliziosi. Quel "macaròn" era uno sberleffo, come a dire ...."come ti permetti....tieni le mani a posto...usami rispetto e accetta il mio rifiuto".

Quell'idiota fece per mostrarle il moschetto che aveva in mano. La strattonò. Nessuno mosse un dito e nonna ribadì che "m'à la metùa su 'l me Marcora e dumò lù ma la tia giù" (me l'ha messa il mio Marcora (al momento del matrimonio) e solo lui ha il diritto di togliermela). Ci fu un repentino conciliabolo fra il "balordo" e il resto della truppa (gerarca compreso) e si addivenne al fatto di chiamare nonno. Che, brav'uomo era al lavoro. Faceva il fuochista dal "Mugiòni" (Stamperia Pozzi) e ci stava dal lunedì al venerdì, tornando a casa il sabato di buonora e ci rimaneva sino all'alba di lunedì, quando riprendeva il servizio.

Andarono a "prelevare" nonno che dovette seguire il gruppo sino a casa. Fu lui a togliere la fede a nonna e a consegnarla ai ....maledetti. Poi, alla sua Luisina disse solo "te pasò'n bel risciu...i pudean sparati a dossu" (hai rischiato tanto....avrebbero potuto spararti addosso). Dice Giusepèn che nonna Luisina sorrise. Avrebbe dato la vita per non mancare di rispetto al suo Uomo. E concluse il discorso con "a chèl macaròn gha scepu'l musòn" (a quel balordo, scemo, lestofante, screanzato, stupido, cretino e altre mille parolacce ... gli avrei spaccato il muso). Questa era nonna Luigia: carattere forte. Disse un giorno papà ..... rivolto a me "hai il carattere di mia madre" e ....lui ne era fiero. Ne sono fiero anch'io. Sorride sotto i baffetti e gli occhi "furbi" Giusepèn.

Gianluigi Marcora

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