Santa Maria del Cerro non ce l’ha fatta. Non ha potuto contenere l’affetto che familiari, amici, colleghi, pazienti hanno voluto dimostrare a Paolo Casiraghi. Tante le persone che hanno partecipato al suo funerale, anche restando sul sagrato di una chiesa che non poteva accoglierle, per raggiunti limiti di capienza. Medico, anche in ambiti sportivi di eccellenza. Cassanese di adozione. Marito, figlio, papà. Neurochirurgo. A 43 anni aveva già aiutato tante persone. E ci si aspettava che ne aiutasse molte di più. Ma la sua parabola, umana e professionale, si interrotta anzitempo.
Esequie celebrate da don Andrea Ferrarotti. Lettera di San Paolo ai romani («…né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio») e Vangelo di Giovanni («Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno»). Poi il ricordo, nell’omelia affidata a don Renato Bettinelli. «Lo vedevo da 20 anni – ha ricordato – e quando l’ho incontrato l’ultima volta mi è sembrato che il tempo non fosse passato. Lo ricordiamo per le sue capacità. E perché era buono. Era amato e amava. Dobbiamo questo a Paolo: stare con lui. Con lui abbiamo la vita eterna. Non dobbiamo pregare per i fratelli defunti ma con i fratelli defunti. Siamo in comunione con loro. Anche con Paolo».
All’uscita del feretro dalla chiesa, cielo terso. Alberi con chiome autunnali, accese dalla luce del sole calante. Colori magnifici a incastonare un addio commosso.
Stefano Tosi