Attualità - 05 dicembre 2021, 09:00

Haiti, i bambini respinti dall'Italia tornano nelle loro baracche: i loro sguardi gridano

Ora niente sorrisi, solo tanto dolore: ragazzi che devono lasciare la Kay Pè Giuss e vivere in condizioni disastrose. La migliore della classe tra le prime a dover partire. I tre fratelli Rico, Shedlen, Shedlove tornati dalla nonna cieca: c'era già una famiglia a Cassano che aveva aperto le porte. Una norma di legge sta distruggendo il loro futuro

I tre fratelli e la baracca di pochi metri quadrati dove sono tornati

I tre fratelli e la baracca di pochi metri quadrati dove sono tornati

«Oggi non parliamo di feste, né di sorrisi. Abbiamo cominciato ad accompagnare a casa i bambini, tra i quali quelli che sono stati in Italia». Si percepisce tutto il dolore nella voce di suor Marcella Catozza da Haiti. Perché ha appena lasciato Rico, Shedlen e Shedlove, i loro sguardi feriti, traditi, che si chiedono perché più importante del loro futuro sia una insuperabile norma di legge nel nostro Paese. Quella che impedisce loro di rientrare con un visto di studio.

Casa significa baracca, pochi metri di spazio, miseria, qui ad Haiti. Nell'aria ancora l'eco delle grida gioiose dei bambini disabili per la festicciola del giorno prima. Si spegne, schiacciata dalla realtà che sta investendo diversi ragazzi per i quali suor Marcella aveva chiesto aiuto e umanità dall'Italia: «Non essendoci una possibilità dopo aver vissuto 10 anni alla Kay Pè Giuss, non essendoci la chance di uno sbocco, non ha senso che stiano con i bambini piccoli. L'Italia per ora ha chiuso le porte, stiamo cercando altre nazioni, ma non è facile».

Bisogna allora predisporre il rientro dei più grandicelli in quelle si fa una gran fatica a chiamare case. È già tornata Beyoncé, che era la prima della classe nel nostro Paese: le insegnanti dopo una settimana avevano chiesto di passarla dal programma assistito per gli stranieri a quello regolare e il suo talento aveva continuato a brillare. Altri ragazzi hanno dovuto andare via.

Ieri è toccato a tre fratelli, due dei quali gemelli. Rico, Shedlen, Shedlove: «Sono con noi da quando erano piccini piccini. La mamma è morta, il papà li ha abbandonati. Li aveva accolti la nonna che otto anni fa li portò a noi. Uno di loro era venuto in Italia e aveva trovato una famiglia di Cassano Magnago disposta ad accoglierlo. Ma neanche questo è stato possibile».

Suor Marcella e Stefano hanno dovuto compiere un viaggio tristissimo: «Abbiamo preso coraggio e li abbiamo accompagnati a casa... ecco com'è l'entrata della loro casa. Non ho avuto il coraggio di fotografare dentro, perché non si può togliere l'ultima dignità a questa gente. Ma questa è la foto del loro sguardo... di paura, di disperazione, di abbandono».

Di fronte a tanta miseria, di fronte alla nonna cieca che vive sdraiata a terra in una manciata di metri quadrati, suor Marcella ha deciso che lunedì andrà ad affittare una casa per loro, in una zona non lontano dalla comunità e fuori dalla baraccopoli dove il loro destino è sotto minaccia costante. Perché continui il legame con la Kay Pè Giuss, perché «possano proseguire la scuola dai Salesiani e fare i compiti da noi».

Ci si prova, perché è tutto ciò che si può fare: «Una formula diversa, visto che non si riesce a trovare da nessuna parte la possibilità che qualcuno voglia bene a questi figli di Dio».

D'altro canto, c'è una ferrea norma legislativa: chissà quante volte si riesce a ripetere questa giustificazione sostenendo gli sguardi di Rico, Shedlen e Shedlove.

Marilena Lualdi

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