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Economia | 11 dicembre 2021, 10:04

LA STORIA. Reti spa: così umano lavorare per la tecnologia. E si cresce

Bruno Paneghini racconta l'azienda specialista di tecnologia che fa parlare sistemi eterogenei tra loro. Arrivata alla soglia di 400 dipendenti: che oggi nel cuore di Busto possono sedersi su pezzi di design, guardare opere d'arte e cogliere frutta mentre lavorano

LA STORIA. Reti spa: così umano lavorare per la tecnologia. E si cresce

Se allunghi una mano, puoi cogliere un frutto; se osservi le pareti, hai la chance di vivere l’arte e le sue suggestioni. Ma ti puoi anche accomodare su veri e propri pezzi di design e lasciarti ispirare in un'idea. Tutto ciò mentre svolgi un lavoro stimolante nel campo della tecnologia e ti costruisci un avvenire. Questo accade alla Reti spa, un’azienda che è cresciuta negli spazi dove c’era un cuore pulsante di Busto Arsizio, il cotonificio Venzaghi e tale è rimasto, nei modi diversi dettati dai tempi.

Tecnologia e uomo

Quanti fili tra passato e futuro, da un’impresa “old economy” a quella guidata da Bruno Paneghini, che oggi arriva a quota 400 dipendenti, investe costantemente nella formazione e ed è profondamente integrata in città.

«Reti è un system integrator, cioè un grandissimo specialista di tecnologia che, grazie alla pluralità di competenze che la contraddistingue, riesce a far parlare sistemi eterogenei tra loro – spiega l’amministratore delegato - Nei vari contesti in cui ci troviamo ad operare ognuno è specialista di qualcosa, ma manca un regista. Ecco, noi siamo il regista. Importante, anche perché le tecnologie sono tante».

C’è anche una consapevolezza da far crescere in un momento storico come quello attuale «Le aziende sono piene di dati, solo che bisogna essere in grado di aggregarli. Molto spesso le imprese non riconoscono questi dati come il più grande patrimonio che possiedono». Alla Reti spa, si parla di tecnologia, si parla di persona: perché questa resta al centro. E per questo motivo vivere l’azienda in modo diverso è fondamentale. 

Gli spazi parlano

L’edificio e ciò che cresce dentro, racconta molto di Reti Spa: «Abbiamo comprato 15 anni fa la villa ottocentesca e l’abbiamo ristrutturata in sei anni. Dopo qualche anno l’azienda è cresciuta e avevamo necessità di nuovi ambienti dove far nascere l’innovazione… tutta la squadra di professionisti era dislocata principalmente nel  Nord Italia. Siamo venuti qui all’ex Venzaghi, creando dando vita a nuovi spazi in cui parlare, incontrarci, scambiarci le idee». E questi spazi continuano a narrare, attraverso più linguaggi.«Una delle nostre caratteristiche è aver portato all’interno dell’ufficio piante da frutta. Ci sono dispositivi all’interno che monitorano le condizioni» dice Paneghini.

Precisando: «I nostri edifici sono diversi ma hanno un fil rouge, toni che mettono a tuo agio, vernici perlescenti, grandi superfici vetrate, elementi mai ricercati bensì soft. Li progettiamo noi con il team di architetti interno all’azienda, chi ci lavora può dare la sua idea, il suo contributo. Mia moglie e io abbiamo creato una collezione di 250 opere d’arte, in parte esposte qui. E pezzi di design modificati in base alle esigenze del lavoro».

Proprio il design in effetti è uno degli elementi che colpisce, con elementi iconici come la poltrona di Gaetano Pesce, ma anche molti altri pezzi che attirano lo sguardo e invitano a vivere l’ambiente in maniera più personale e umana.

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Si può fare, si deve, tanto più quando si cresce così: «Noi attualmente siamo vicini alla soglia dei 400 professionisti, e anno su anno. Abbiamo un turnover al di sotto della media del nostro settore e quest’anno abbiamo introdotto 70 persone, vengono dal territorio ma anche da fuori. Ecco perché si è anche pensato di dar vita a residenze temporanee».

La formazione e i talenti

Sembra facile, ma dietro c’è un impegno costante sulla formazione.«Una delle problematiche che avevamo era quella di trovare ragazzi che venissero a lavorare in azienda. Di persone che vogliano fare questo mestiere, la tecnologia... non ce ne sono mai abbastanza – osserva Bruno Paneghini - Abbiamo dato degli spazi all’Its Incom, la cosa bella è: i corsi, che durano due anni, prevedono anche nostri teacher, che portano la nostra esperienza per far innamorare questi giovani talenti della tecnologia. Ogni anno assumiamo gran parte dei ragazzi che vengono da lì. Siamo soci fondatori di questo Its e del Ttf (Talent Tech Factory). La nostra volontà di essere promotori della tecnologia, ci porterà prossimamente a parlare di tecnologia anche con i ragazzi delle elementari e delle medie».

Quali sono dunque le previsioni nel 2022? Risponde Paneghini: «Dovremo continuare nella formazione, perché senza ragazzi l’azienda non cresce. E devono essere grandissimi specialisti. Gente che parla di tecnologia e con passione. Oggi abbiamo il 24% del personale che è di sesso femminile, ne vorremmo di più ma non è facile trovare questo tipo di figure professionali. Ora però abbiamo visto che nell’Its le donne iniziano ad aumentare».

Reti, che è quotata in Borsa, è anche BCorp: «Non significa solo ottenere una bella certificazione… Diventi sostenibile per l’ambiente. Crei benessere per l’azienda e gli azionisti, ma anche ricchezza per il mondo che ci ospita».

Pensando ad Olivetti

Se andiamo indietro, ai primi passi di Paneghini cogliamo le radici di questa filosofia». «Mi sono diplomato in telecomunicazioni e ho iniziato a lavorare nella scuola di impresa Olivetti – racconta - mi ha insegnato, oltre a lavorare, a interagire con la città. È questa condivisione totale che mi è rimasta dentro. Un’ azienda chiusa in se stessa, diventa un corpo estraneo alla città e non può fare nulla. Invece, bisogna dare qualcosa della ricchezza generata al mondo esterno. Come Olivetti molti anni fa prima, aveva capito».    

Marilena Lualdi

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