Politica - 25 gennaio 2022, 17:35

Nuovo ospedale, per il Pd di Busto «l’area del Sempione presenta limiti oggettivi»

Il capogruppo consiliare Maggioni: «È il momento di ragionare in modo aperto tra amministratori, tecnici, medici e professionisti della sanità. Ci sono le condizioni per farlo senza perdere nessuna occasione e opportunità»

Nuovo ospedale, per il Pd di Busto «l’area del Sempione presenta limiti oggettivi»

«Il toto area per l’ospedale unico e le reazioni di coloro che danno per irreversibile la scelta della localizzazione sul Sempione danno la misura di quanto debbano ancora essere approfonditi l’analisi ed il confronto sulla indispensabile ristrutturazione dei servizi sanitari ed ospedalieri nel nostro territorio».

Lo scrive in una nota il capogruppo consiliare del Partito Democratico di Busto Arsizio, Maurizio Maggioni. «I cambiamenti e l’ammodernamento dei servizi sanitari primari e dell’edilizia ospedaliera – sostiene – devono essere affrontati senza pregiudizi ostativi ma anche senza forzature, facilitando un confronto utile a dare i risultati migliori».

Nei giorni scorsi, Pd e Progetto in Comune, gruppi che fanno riferimento in assise a Maggioni, hanno protocollato una mozione chiedendo attenzione e interventi relativi al nuovo ospedale ma anche all’attuale nosocomio e alle case di comunità previste dalla riforma regionale della sanità (leggi qui).

Ora il capogruppo dem si sofferma sulla posizione della nuova struttura, dopo che a Gallarate si è aperto un dibattito sulla possibilità di utilizzare l’area del “Casermone”, dove ieri il generale Figliuolo ha inaugurato il nuovo hub vaccinale (leggi qui).

Sostiene Maggioni: «L’area del Sempione, che secondo Antonelli, Cassani e altri è la scelta inevitabile, mostra particolarità che condizionano fortemente l’esito dell’operazione “ospedale unico”, perché presenta limiti oggettivi all’applicazione dei criteri più avanzati e moderni a cui si ispirano molti progetti recenti di nuova edilizia ospedaliera e richiederebbe, se fosse un punto fermo,  un attento “riadattamento” delle previsioni dichiarate negli anni precedenti. Si deve prenderne atto. Se questa area fosse irrinunciabile, le aspettative affidate alla nuova struttura dovranno ridimensionarsi e modificarsi».

Per Maggioni «la scelta di traslocare l’ospedale in siti nuovi (vedasi Legnano, Como o i nuovi progetti di Novara, Piacenza e Padova) si realizza con superfici molto estese, suscettibili di ampliamenti, corredate da ampi spazi verdi e da servizi, generalmente fuori città».

Nella nota si legge che «l’area del Sempione sulla quale si vorrebbe far partire l’accordo di programma misura 167 mila metri, è formata da spezzoni che si incastrato attorno all’Ite Tosi ed è chiusa entro stretti confini: dovremo inserirci 3200 parcheggi e un edificio di minimo 740 posti letto sostituendo ed assorbendo gli interi nosocomi di Busto e di Gallarate. È evidente che aspetti qualitativi, come servizi e verde, superamento della separatezza paziente/ cittadino e interno/esterno verranno persi o compromessi».

Il confronto è con il «nuovo ospedale di Legnano (un’area complessiva di 180 mila metri di forma rettangolare, 70 mila di edificio sanitario per 550 posti letto, 1920 posti auto su 56.000 metri, ampi spazi per eventuali espansioni); il progetto del nuovo ospedale di Piacenza (un’area di 272.000 metri, un edifico sanitario di 115.000 metri per 600 posti letto, 1.500 parcheggi ed aree verdi); il progetto del nuovo ospedale San Lazzaro di Padova (un’area complessiva di 193.000 metri); il progetto del nuovo ospedale Città della salute di Novara (un’area di 324.000 metri complessivi, un proposito difficile ma ambizioso)».

«È venuto il momento di ragionare in modo aperto tra amministratori, tecnici, medici e professionisti della sanità – conclude Maggioni – senza pregiudizi che si oppongano all’esigenza di un profondo rinnovamento sia dei servizi che degli edifici ma avviando un processo di progressivo ed ordinato disegno senza scelte preliminari che non siano ampiamente verificate. Ci sono le condizioni per farlo senza perdere nessuna occasione ed opportunità. Nel frattempo garantiamo il funzionamento degli attuali nosocomi al meglio con opportuni investimenti di personale e di risorse. Altrimenti, qualsiasi sia il nuovo futuribile ospedale, rischiamo di traslocarci un nonnulla».

Redazione

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