Il nuovo ospedale di Busto Arsizio e Gallarate, le case di comunità, le chance offerte dal Pnrr: su questi scenari fa irruzione però un problema, anzi due. Basterà a riannodare il filo tra ospedale e territorio, sfilacciato anche da un aumento a dismisura della burocrazia? E ancora di più, con quali medici si potrà affrontare questo futuro, visto che già scarseggiano drammaticamente? Sono temi risuonati ai Molini Marzoli all'incontro promosso da Officina delle idee 2.0 e Fondazione Carnaghi Brusatori e moderato dal fondatore della prima, Gigi Farioli, capogruppo di Popolo Riforme e Libertà in consiglio.
Due mondi un'esigenza
Il dottor Paolo Genoni, che guida la Fondazione, ha prima di tutto espresso un pensiero per i colleghi ucraini, che si stanno prodigando sotto le bombe. Poi ha ricostruito quanto è accaduto in questi ultimi due anni: «Il Covid non è stato quello che ha fatto scoppiare il bubbone, crediamo sia necessario fortemente riformare la sanità territoriale. La separazione tra ospedale e territorio è stata un errore fondamentale».
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Il direttore generale dell'Asst Valle Olona Eugenio Porfido ha ricostruito: «Si parte dal contesto dei nostri quattro presidi ospedalieri, in una medicina che continua a cambiare. Sempre più ci sono pazienti fragili, che utilizzano la struttura sanitaria con la necessità di integrazione stretta tra ospedale e territorio. Un paziente complesso, o e poi c'è l'evoluzione della tecnica, una diagnostica sempre più diffusa. Principio ispiratore, un ospedale facile, dove la gente trovi semplice accesso... mi è capitato di vedere ospedali con l'accettazione al secondo piano». Il dottor Porfido ha spiegato le tappe e i procedimenti in corso verso l'ospedale unico.
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Il dottor Guido Bonoldi ha analizzato temi come la casa di comunità e l'infermiere di famiglia. Poi ha sottolineato: «C'è tanta delusione, solitudine, tra i medici di medicina generale. Il sistema li sta sommergendo di adempimenti burocratici...». Tema poi divampato dall'intervento dell'onorevole di Lisa Noja (Italia Viva).
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La parlamentare Lisa Noja ha posto l'accento anche sulle figure professionali necessarie per interpretare questo cambiamento che riconnetta anche al territorio. Il Pnrr offre grandi investimenti strutturali, una chance epocale. Ma intanto i medici sono una realtà che si sta assottigliando, prendiamo quelli di medicina generale: «Ce ne sono 50mila, tra sei anni 35mila andranno in pensione. Se manca il personale tutto ciò che diciamo è inutile. Bisogna rendere il Paese attrattivo per medici e infermieri».
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Dopo l'intervento dell'onorevole Noja, il dottor Genoni ha ripreso la parola, ribadendo il peso sui medici di base: «Siamo costretti a prescrivere dalle siringhe ai pannoloni... Ci dicevano che dovevano toglierci questo cappio delle incombenze amministrative, invece è diventato cento volte tanto. Rimpolpiamo le Ats o i nuovi distretti con personale che possa gestire questa parte.
I nodi e la proposta
Nella seconda parte dell'incontro, gli interventi appassionati di operatori (dal dottor Tori al dottor Scotti, per citarne alcuni, passando dal dottor Cesare Zoia) e non solo, che hanno fatto divampare anche i nodi in apparenza sempre più stretti, dal legame con il territorio alle discrasie nel rapporto pubblico e privato. Dove ad esempio il primo può assumere solo personale europeo, a differenza del secondo. E poi si apre tutto il discorso della durata dei contratti, e ancora quello della formazione. È stato posto anche il tema del traffico da Roberto Blanco, tema che è stato riconosciuto importante anche dal dg Porfido, per cui è stato chiesto un finanziamento aggiuntivo per realizzare nuove opere di viabilità di contorno all'ospedale.
Tra gli interventi politici, quello del capogruppo della Lega a Busto Alessandro Albani: «Serve un cambio di mentalità. Sul discorso del personale, bisogna cambiare le regole di ingaggio. Se Messi gioca contro un dilettante, vincerà sempre Messi. Sono felice invece dell'impegno economico del Pnrr».
Poi quello di Maurizio Maggioni, capogruppo del Pd, che si è soffermato sul nuovo modello di cura che stiamo proponendo: «Una strada da percorrere è il dibattito pubblico, coinvolgere anche i gruppi di minoranza darebbe un contributo positivo».
A chiudere l'incontro Gigi Farioli: «Con l'Officina delle Idee volevamo fare un incontro pubblico partecipato, in una logica che non fosse di polemica, ma di contributo consapevole a una diffusa consapevolezza». Ha infine ricordato come tutto fosse nato in realtà già da dieci anni dal basso, quando si propose l'unità di tanti campanili eppure negli ultimi anni nonostante il Covid si è rimasti fermi. Sta passando un treno per un cambiamento, non solo infrastrutturale ma culturale. Vogliamo dare i binari giusti. Propongo di fondare un comitato pubblico e privato che accompagni questo percorso, considerando l'eccellenza sanitaria del territorio».