Ieri... oggi, è già domani | 17 aprile 2022, 06:00

"via a gata … ga bala i rati" … in assenza della micia, danzano i topi

Una volta c'era l'uovo di Pasqua, con la sorpresa ….

"via a gata … ga bala i rati" …  in assenza della micia, danzano i topi

D'accordo, siamo in clima "pasquale", ma Giusepèn, dopo aver ricordato cos'era la Pasqua "ai me tempi" (ai tempi miei), vuole perorare l'importanza di Usi e Tradizioni che in questo "modernismo" non si usano più. Una volta c'era l'uovo di Pasqua, con la sorpresa …. un po' scimmiottato, oggi, per via dell'estro dei vari pasticcieri, ma pure delle Case produttrici che si ingegnano a fornire tatticismi pur di colpire l'immaginazione dell'eventuale clienti.

Le Uova di Pasqua di un tempo, erano tutte uguali, addirittura era "quasi uguale" la sorpresa, anche se, la novità era costituita dal cioccolato: quello usuale era abbastanza scadente … ricordo la marca Italcima,  prezzo basso, bontà non troppo eclatante. A Pasqua, invece, l'Uovo in circolazione aveva caratteristiche nettamente migliori: qualità sopraffina e cioccolato da gustare non solo per palati fini che potevano apprezzare le peculiarità del prodotto.

Anche per la Colomba era così. Le leccornie si "usavano" solo per le feste comandate. Per il resto dell'anno, c'era la "burlanda" (cose umili, con prezzo popolare; in modo che anche chi aveva minori possibilità economiche, poteva permettersi i "biciulàn" (pasticcini) a prezzo contenuto.

Giusepèn mette in mostra il detto che ho scritto nel titolo: "via a gata, … ga bala i rati" che ha nulla a che vedere con la Pasqua, ma interessa ogni attimo di vita comunitaria. Ne parliamo per chiarire. E' una specie di Aforisma "ante litteram" che si potrebbe tenere in considerazione. Come a dire: "a gata" è costituita da chi deve vigilare, mantenere l'ordine, fare rispettare la Legge, ma pure i sacri principi del vivere civile. Quando la "gata" per un motivo qualsiasi, non c'è …. vuoi per un'assenza improvvisa, vuoi per una commissione, vuoi per il fatto che deve abbandonare sia pur per poco, la …. vigilanza, ecco che "ga bala i rati" ciascuno si sente libero non certo di "ballare", ma di fare ciò che gli garba, anche se, l'azione non è pertinente …. figuriamoci quando questa azione è contraria alla Legge (sic).

Si può bene usare il "detto" per momenti innocenti e banali, ma spesso lo si usa per momenti terrificanti. Qualche esempio? Provate a lasciare soli in casa, i bimbi vivaci. Si inventano giochi più o meno tollerabili e pericolosi che potrebbero procurare danni a se stessi, ma pure alla casa - il secondo esempio è dentro la stupidità di chi lo compie, magari si sfregiano le vetture, si spacca un cartello stradale, si suonano campanelli esposti, poi si fugge, come se nulla fosse.

Qual è la morale (specialmente nostra)?: non si possiede un'Educazione Civica, come se "a roba in cumogn l'e a roba da nisogn" (il bene in comune è il bene di nessuno" come se ciascuno fosse  "autorizzato" a delinquere.

Giusepèn tira in ballo un altro detto: "ul tuaiàan" che si può tradurre nello "gnorri". Colui che quasi con eleganza o con fare circospetto, fa finta di non capire (ad esempio quando tocca a lui, pagare) e gli altri dovrebbero farsene una ragione - con una manovra urta un'altra vettura e si guarda in giro e, non visto, se la squaglia, senza lasciare le credenziali - quando magari ti incontra per strada, abbassa lo sguardo, guarda altrove e solo se interpellato, fa "ul tuaiàn" con una dose di sfrontatezza, ti dice innocentemente "non ti avevo visto" mentendo e sapendo di mentire.

Giusepèn è un grande: rispolvera vecchi detti (e gliene sono grato), ma in ciascuno di essi, esiste il tempo per una riflessione. Vale la pena di scrivere che gli sorrido e stavolta sono io a "ricordargli" Nocino? e lui col capo ….. accondiscende! - "ghe passà anca a Pasqua!" (è trascorsa anche la Pasqua!), poi (laconico) "sun chi anca mò" (esisto ancora). Lunga vita, Giusepèn!

Gianluigi Marcora

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