In un tempo ostinatamente avaro di sogni, questi ultimi restano ben accetti quando sono desideri e ci si impegna per realizzarli: un po' come hanno fatto i giocatori della Pro Patria. Qualcosa di simile si sta verificando fuori dal campo, con persone di buona volontà del territorio.
Ci sono un mese e quindici giorni a scandire il termine dell'iscrizione della Pro Patria al campionato di serie C: con la questione societaria spalancata e Sgai - novanta per cento delle quote, il resto sono di Patrizia Testa - in cerca di compratori, quelle settimane danno la sensazione di essere una manciata di istanti per quanto possono volare.
Da quando il consorzio ha annunciato la ricerca di acquirenti, lo scorso 11 aprile con l'avvocato Muro, finora si sono palesate delle richieste di informazioni, ma non risultano ancora candidature concrete. Il passo successivo, insomma, quello che smuoverebbe la situazione Pro.
Tra le voci che hanno attraversato l'Italia, sbirciando anche appena fuori, in Svizzera, ce n'è una che ha tuttavia acceso una speranza perché sboccia dal territorio: quella di una cordata bustocca. Persone di buona volontà, che hanno passione, piedi per terra e consapevolezza del valore del progetto Pro Patria. Adesso va di moda parlare di giovani, basta vedere quanta attenzione abbiano attirato le parole del vicepresidente juventino Nedved su questo tema. Allo stadio Speroni, questa è la realtà da un pezzo ed è ciò che attribuisce un valore a un calcio altrimenti troppo svilito e svuotato di contenuti, oltre che di sostenibilità. Altrimenti, questo non è tempo per sentimentalismi.
Ecco, le persone che stanno provando a unire le forze, lo sanno bene e soprattutto vogliono che prosegua il progetto innescato dalla gestione Testa con il direttore Turotti in questi anni. Sono motivate, compatte e allo stesso tempo aperte a chi condivide questa visione. Saranno i prossimi giorni a rivelare gli sviluppi, adesso è già importante constatare che diversi nel territorio ci stiano provando e nel modo più convincente: insieme.