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Calcio | 16 maggio 2022, 07:40

L'unico documento irrinunciabile sul tavolo delle trattative della Pro Patria: la lettera dei bambini

Gli alunni di una scuola hanno scritto al Tigrotto 1919: «Vogliamo andare allo stadio Speroni». Un promemoria importante: se non si agisce con coscienza e realismo, si possono mandare in frantumi una società, un campionato, posti di lavoro e anche i sogni dei piccoli.

La lettera scritta dai piccoli della Bertacchi

La lettera scritta dai piccoli della Bertacchi

Manifestazioni di interesse, incontri, cordate. Speranze e paure: il cammino della Pro Patria verso la scadenza dall'iscrizione al campionato, è vissuto così da chi ha a cuore il futuro della società.

Le speranze sono legate agli sforzi di chi si sta interessando alle sorti dei tigrotti, su cui Sgai, proprietario del novanta per cento delle quote, non è più dichiaratamente in grado di investire, tanto da aver bussato in cerca di compratori. Per lo più hanno rivolto domande soggetti finora senza volto ufficiale, ma ha almeno un'identità generale rassicurante per la gente la cordata che sta provando a nascere: quella bustocca. Poi c'è stato l'incontro top secret con il sindaco Antonelli, dove top secret è quanto meno un eufemismo, considerando la quantità di gente che l'ha intercettato con lo sguardo. Ma nessuno parla, la riservatezza è un ingrediente chiave e non c'è da esitare a versarne in abbondanza nella ricetta.

Quando si parla di vicende simili, viene in mente anche un'altra immagine: documenti, tanti documenti. Cose da sapere, cose da richiedere. La parte più difficile, perché poi anche l'interesse delle persone si può scontrare con ciò che vorrà la controparte. 

Sgai, con l'amministratore unico Muro, ha dichiarato questo: «Siamo pronti anche a non vederci riconosciuta l'intera marginalità pur di aiutare la società e la squadra a rimanere vivi». La speranza più profonda è che questa disponibilità sia molto più marcata. Non si tratterebbe di essere generosi, ma di essere realisti. Se non si fanno rinunce, se si avanzano richieste comunque pesanti, se si pensa al proprio interesse, è finita, per la Pro Patria e non solo. Così si stroncherebbe ogni trattativa sulla società e così si condannerebbe anche se stessi, perché rimarrebbe l'onta di un fallimento societario

Ora, tra tutti i fogli che compaiono o compariranno sulle scrivanie, è utile serbarne uno scritto da altri: quello dei bambini della scuola Bertacchi, che comprensibilmente Emanuele Gambertoglio, fondatore del Tigrotto 1919 con Nicolò Ramella, ha condiviso sui social. Uno scritto che corona l'impegno costante dell'associazione quest'anno e lo conferma quanto sia stata condivisa quella lettera. Ad esempio, dall'assessore allo Sport Maurizio Artusa (lui stesso ha auspicato che le parole dei piccoli siano una speranza di questi tempi) e da diversi tifosi.

Quei bimbi dichiarano allo stesso Artusa e all'assessore Daniela Cerana la gioia per aver ricevuto il fumetto sulla Pro. E poi scrivono: «Ci piacerebbe molto andare allo stadio Speroni e conoscere la squadra».

Sì, chi tratta avrebbe giovamento a tenere tra i documenti quella lettera innocente. Gli ricorderebbe che cos'è il calcio di una città e chi sono i primi che hanno diritto a viverlo: i bambini. Ci vogliono coscienza e realismo: altrimenti oltre a poter mandare in frantumi una società, un campionato, posti di lavoro, si possono anche spezzare i sogni dei piccoli. 

Ma. Lu.


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