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Economia | 23 maggio 2022, 17:01

Il tessile e la capacità di reagire. Ma pesano prezzi delle materie prime e guerra

L'export continua la sua crescita e altri mercati suppliscono alla Russia. Il presidente di Sistema Moda Italia: «La filiera, un unicum che va preservato»

Il tessile e la capacità di reagire. Ma pesano prezzi delle materie prime e guerra

Una ripresa vivace, un problema pressante come quello delle materie prime, una certezza e anche qualcuna di più.

La prima: «Il valore  complessivo del tessile moda e dei suoi attori, la filiera insomma – ha detto il presidente di Sistema Moda Italia Sergio Tamborini durante l’incontro con il professor Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, e la stampa – Un unicum che ha saputo reagire e va preservato». Vale la pena ricordarlo, perché «gli attori a monte hanno avuto la sensazione di essere qualcosa meno, sottovalutati, in quanto si faceva un gran parlare di marchi e brand». 

Una filiera che ha sempre avuto a cuore la sostenibilità, anche quando non era affatto al centro dell’attenzione. Un comparto poi così diversificato che ha saputo resistere anche durante la pandemia con alcun segmenti: uno tipico è quello dell’abbigliamento sportivo, che è andato a mille.

I dati del mercato

Dopo la flessione del 20,1% accusata nel 2020  per il fatturato, il preconsuntivo 2021 dava un aumento nell’ordine del +18,4% su base annua per il tessile abbigliamento: il turnover, pertanto, passerebbe a 52,9 miliardi di euro, guadagnando poco più di 8,2 miliardi rispetto al consuntivo 2020. Ciò non toglie che le vendite complessive sarebbero ancora al di sotto del -5,4%, ovvero di 3 miliardi circa a valore. 

L’export è aumentato del 18%, portandosi poco al di sopra dei 32,4 miliardi di euro. Ciò vale in particolare per il monte, +19,3%: Vero, anche qui siamo sotto del -1,3%  (corrispondente a circa 422,5 milioni di euro in valore) rispetto a prima della pandemia. Con un import nello stesso periodo al +0,2%), il saldo commerciale passa dai 5,8 miliardi del 2020 agli oltre 10,7 del 2021, superando il valore del 2019 (356 milioni di euro in più).

Va rammentato che il saldo del tessile abbigliamento incide per il 10,1% sul totale del surplus manifatturiero nazionale.Ci sono tuttavia note dolenti. Le aziende del settore sono previste in calo del 2%, gli addetti complessivi del 2,1%. Compare la chiusura di quasi 890 unità locali, nonché la perdita di 7.860 addetti. Il comparto oggi ha 43mila aziende e quasi 370.800 addetti.C’è poi l’ombra della guerra che si fa sempre più pesante. Anche qui il tessile mostra la sua capacità di reagire nel modo giusto.

Cala la Russia? Crescono altri mercati. Sulla base degli ultimi dati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi, nei primi due mesi del 2022 il commercio con l’estero del Ta ha una crescita del 15,9% per un totale di 5,3 miliardi circa. A livello di macro-comparto, il Tessile assiste ad una variazione del +27,7%, l’Abbigliamento del +11,2%. 

L’Unione europea a  +19,5%, fuori dalla Ue +12,4%. Prima la Francia, seconda la Germania, si distinguono gli Stati Uniti: +53,9% e 372 milioni di euro. Bisogna ricordare che nel primo bimestre 2021, le vendite sul mercato americano erano calate del 31,9%, ovvero circa 113 milioni rispetto ai primi due mesi del 2020; tale flessione viene più che recuperata in queste prime battute del 2022. Da notare la Svizzera, riferimento per le griffe del settore moda, che scende del 6,8%. Stop alla Cina, -0,4%: Hong Kong -7,8%. Su la Corea del Sud +5,2%, giù del 9,5% il Giappone.Gennaio e febbraio hanno visto l’export in Russia a +2,3%.

Allarme prezzi

Le materie prime restano il grave, gravissimo problema. In aprile l’indice sintetico Smi presenta una crescita del 19,4% in euro rispetto allo stesso mese del 2021. Il cotone ha un aumento tendenziale del 89,5% in valuta europea, ma alcune qualità vanno anche oltre il 110%. Le lane a +10,5%. Le fibre sintetiche a +22,5%, le artificiali a +13,2% (sempre in euro). Infine, la seta greggia sulla piazza di Como è cresciuta del 30% su base tendenziale.

E sul fronte dell’energia, e in particolare del petrolio, in aprile 2022 il brent spot ha raggiunto  97 euro,/barile ed è cresciuto dell’84,42%. O il gas naturale è aumentato del 382,74%: ad aprile 2021 la quotazione era stata del resto pari a 21,45 euro/MWh. 

Nei primi quindici di giorni di maggio gli aumenti sono proseguiti. I dati del Centro Studi di Confindustria Moda per Smi hanno evidenziato che il settore ha chiuso il 2021 con un aumento di fatturato sul 2020 del + 18,4%, pari a 52,9 miliardi di euro. Anche il commercio con l’estero è stato positivo nel 2021, il T&A è cresciuto del +18,0%, portandosi a circa 32,4 miliardi di euro, con il “monte della filiera” che ha performato un +19,3% mentre  il “valle” un  + 17,4%.  Il primo bimestre del 2022 registra un export a + 15,9% (5,3 miliardi/euro).

Le riflessioni 

Il presidente Tamborini ha quindi ribadito: «Oggi ci sono tensioni fortissime nella supply chain che ancora non si sono scaricate e si faranno sentire a breve ed è evidente che è un momento per fare sistema».  

La filiera ha mostrato tutta la sua determinazione, dice. Il professor Marco Fortis: «La manifattura italiana in generale, nei primi 15 anni del secolo ha visto costanti cali. Poi dal 2015 c’è stato un importante recupero degli investimenti tecnici, un elemento molto importante grazie a Industria 4.0 e un aumento significativo della produttività del lavoro nel manifatturiero. Il Covid ha congelato la produzione, ma nel 2021 c’è stato un ampio recupero, con performance migliori degli altri Paesi Europei… La produzione industriale nel tessile-moda sta reggendo bene anche a marzo e ottimi risultati arrivano anche dall’export. Quindi nel complesso vedo un’Italia molto rafforzata di fronte soprattutto a Paesi che invece stanno risentendo molto anche di fronte al conflitto russo-ucraino».

Di qui la riflessione finale di Sergio Tamborini: «Il 2021 ha recuperato le perdite rispetto all’anno precedente, mentre il primo trimestre dà visione di ulteriore crescita. Il sentiment generale di inizio anno è improntato alla stabilità, condizionato però da come evolverà la scena geopolitica. Questa premessa e le crescenti sfide ci spingono, come Sistema Moda Italia, a invocare un ripensamento all’interno dell’intera filiera del tessile abbigliamento, per riconoscere il giusto valore alla manifattura e alla produzione».

Qual è dunque la strada? Tamborini non ha dubbi: «Il new deal della moda può solo passare attraverso la collaborazione tra il monte e il valle del mercato, ovvero la produzione e i brand, in un’ottica di coesione di filiera e nel rispetto di principi fondamentali come la sostenibilità, che ci vedi protagonisti con il consorzio per il recupero del tessile Retex.Green».  

Ma. Lu.

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