Quella da sfavoriti è sempre la vittoria più bella e il Milan campione d'Italia non partiva certo in prima fila a inizio stagione, quando l'obiettivo ragionevole fissato era la qualificazione in Champions League.
Ma si sa che nello sport e nel calcio la ragione non basta, perché occorrono anche e soprattutto testa, cuore e gambe, che non sono mancate alla squadra di Pioli pur negli alti e bassi vissuti in queste lunghissime 38 giornate di campionato.
Una vittoria praticamente senza Ibra che ha giocato poco ma che ha avuto un ruolo fondamentale nello spogliatoio. Una vittoria costruita su talenti che l'allenatore ha saputo coltivare e far sbocciare al momento giusto come Tonali e Leao.
Facile fare questi nomi, ma ci piace ricordare Kalulu che è un po' l'emblema di questo Milan, che non è certo quello di Sacchi e Capello, ma nemmeno quello di Allegri. Un giovane nato terzino che è diventato difensore centrale di assoluto livello, un piccolo grande capolavoro di Pioli.
E come non citare il portiere Maignan che da subito ha fatto dimenticare il nome del suo predecessore.
Un Milan che torna campione d'Italia dopo qualche caduta e tanti infortuni, vincendo un campionato "pazzo", senza padroni, che rende questa vittoria ancora più bella.