Salute - 24 maggio 2022, 22:44

Gallarate, Padiglione Boito: il futuro illustrato da Asst non convince

In Commissione sanità, dubbi e preoccupazioni bipartisan sulle prospettive per l’edificio e per l’area del Sant’Antonio Abate

Padiglione Boito, il futuro attualmente prospettato

Padiglione Boito, il futuro attualmente prospettato

Immobile storico, griffato, vincolato, riconoscibilissimo e amato dai gallaratesi. Ma siamo sicuri che sia adeguato ad accogliere Centro psico-sociale, centro diurno integrato, neuropsichiatria infantile, spazio associazioni (al piano rialzato), ambulatori della cronicità e ospedale di comunità (al primo piano)? Questa dovrebbe essere la sua destinazione. Sulla quale, in commissione speciale Sanità, riunitasi a palazzo Broletto, sono emersi dubbi generalizzati.

Ovviamente si è discusso del futuro ospedale Busto/Gallarate. Progetto gravido di conseguenze per il Sant’Antonio Abate, per i suoi spazi, per i suoi edifici, a un passo dal centro. Lo scenario attuale prevede quanto sopra, per la struttura ottocentesca. In sala consiliare, con i rappresentanti dei partiti e i tecnici, Marino Dell’Acqua, direttore socio sanitario di Asst Valle Olona. Che ha sottolineato l’importanza dei servizi cui “il Boito” dovrebbe offrire ospitalità (con, ha fatto presente, percorsi differenziati): la neuropsichiatria infantile che, ha notato, registra un incremento della domanda (dall’autismo in giù), l’ospedale di comunità, che conterebbe su una ventina di posti letto (giocherebbero un ruolo importante nel rapporto con il nosocomio che verrà, consentendo alla futuribile struttura di concentrarsi sui pazienti acuti), lo spazio dedicato al terzo settore (strumento per creare legami virtuosi con il territorio, in linea con la missione anche sociale che la sanità deve svolgere).

Argomenti (con altri) che Dell’Acqua ha elencato nel verosimile tentativo di rassicurare: lì, dove oggi c’è il Sant’Antonio Abate, continueranno a esserci presidi importanti. Di più, punti di riferimento per la popolazione e per le sue esigenze, anche oltre i confini attuali.

Clima collaborativo. Ovviamente, però, ci sono dei ma e delle domande. Alle quali, forse, oggi è impossibile rispondere in modo compiuto. La perplessità più diffusa è proprio relativa al padiglione Boito. La hanno espressa un po’ tutti, da destra a sinistra: come si possono ospitare lì attività all’avanguardia, anche con tecnologie sofisticate, vista la conformazione di spazi concepiti nell’Ottocento? Tenendo anche conto del fatto che, a un passo, ci sono edifici relativamente nuovi e gestibili in modo più economico. L’assessore Sandro Rech è arrivato a chiedere: «Come è nata l’idea?». Dell’Acqua: «Il Boito, vincolato, rimane a noi. Ed è separabile rispetto al resto». Dunque, se la scelta di Asst per certi servizi cade lì, l’area si gestisce meglio. Poi ci sono le cosiddette zone grigie, ampie (vedi immagine in fondo all’articolo) definite “A disposizione”, il cui futuro è da disegnare.

Intervento critico sulle scelte anche “geografiche” da parte del consigliere Michele Aspesi. Che lamenta una sorta di scollamento tra le aree individuate per ospitare i servizi: «Sembra che si sia ragionato più che altro per intercettare i fondi del Pnrr, non, come avrei preferito, per funzioni». Osservazione in qualche modo collegata a quella di Marco Colombo. Richiamato l’intrico di collegamenti e impianti che caratterizza l’area (e che complica l’eventuale intervento di privati), ha rimarcato come «…non si possa rischiare di avere alcuni edifici funzionanti (oltre al Boito, villa Sironi e la struttura in via Leonardo Da Vinci, destinazione casa di comunità  - vedi, di nuovo, l’immagine sottostante l’articolo) e intorno il deserto». Ai timori di Colombo, tra possibile degrado e rischi di occupazioni abusive, ha risposto Dell’Acqua: «È compito nostro mettere in sicurezza gli spazi».

Altra questione, il futuro, ancora, dell’area grigia. Evocato, fra gli altri, da Luigi Galluppi, Giovanni Pignataro e Andrea Cassani, sindaco. Un coro inedito. Cassani: «La zona grigia considerata tutta insieme è interessante in ottica rigenerazione. Ma non si ha la sensazione che ci sia la corsa per acquisirla» .«Un privato dovrebbe anche mettere in conto i costi per bonificare» ha rincarato Pignataro. «Bisognerebbe capire quale valore hanno per voi (Asst, Ndr) quelle aree. Il tempo per ragionare lo abbiamo, otto o nove anni» la chiusura del sindaco.

Discussione, con ogni evidenza, ancora agli inizi.

Stefano Tosi

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