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Politica | 04 giugno 2022, 12:02

Elezioni a Cassano Magnago: il tema della violenza approfondito dalla candidata sindaco Stefania Passiu

La sopraffazione che colpisce donne, minori e uomini al centro dell’incontro organizzato, ieri, in biblioteca. Al fianco dell’avvocato, impegnata nell’associazione SiCura, la psicologa Martina Oldrini e la professoressa Stefania Barile

Da sinistra, Stefania Barile, Stefania Passiu, Martina Oldrini

Da sinistra, Stefania Barile, Stefania Passiu, Martina Oldrini

Stefania Passiu, candidata sindaco per la lista civica Cassano Futura e avvocato civilista, è impegnata con  l’associazione SiCura. Ieri, in un luogo simbolo, la biblioteca Collodi, ha voluto parlare di temi rilevanti per leggere il presente e affrontarlo. Anche a Cassano. Ha introdotto la serata, concepita per andare oltre i temi tipici dell’attenzione mediatica allargando l’orizzonte: violenza di uomini contro le donne (prevalente) e viceversa (uomini oggetto di violenza), violenza sui minori, fisica e psicologica. Casi che, con gergo pugilistico, sono un pugno in faccia. Stefania Passiu vuole informare per serrare i guantoni. Come minimo.

L’inquadramento dell’avvocato parte dalla convenzione di Istanbul, anno 2011: «Ha introdotto i primi strumenti giuridici per definire e affrontare la problematica, definendo la violenza sulla donna come violazione dei diritti umani. Il che implica l’obbligo di garantire una tutela. L’Italia ha adottato la convenzione nel 2013. Obblighi: prevenire, proteggere, perseguire, in ordine non casuale».

Parola a Martina Oldrini, psicologa e psicoterapeuta, anche lei in forza a SiCura. Trova, per un ragazzo realmente seguito, un nome di fantasia “Filippo”. E spiega la cascata di dolore e malattia che la violenza di genere suscita. «Filippo ha assistito a violenza di genere del padre sulla madre, è stato oggetto di violenza fisica e psicologica. Fra i suoi primi ricordi, lui piccolo, il genitore picchia la madre che ha in braccio la sorellina. Meno male che c’era un divano dove le due sono cadute». Ma, prosegue Martina Oldrini: «Filippo non considerava l’episodio un trauma. Per lui era come andare a scuola, una routine. La conseguenza può essere classica: depressione e assenza di speranza su di sé, sul mondo e sul futuro». Origine nel trauma, che il cervello immagazzina come può. Pezzi di un puzzle che poi escono sotto forma di flash back, incubi, disturbi del sonno. «Filippo, quattordicenne, – ha riassunto Martina Oldrini – ha raccontato che non sapeva neanche più perché il padre lo picchiasse, una situazione combinata con l’abilità manipolatoria dell’abusante ». Ha concluso la psicologa: «Filippo vive un senso di colpa per cui si pensa “Sono io sbagliato”. Ci stiamo lavorando, per quanto possibile».

Aggancio perfetto per Stefania Barile, docente di Filosofia e Scienze Umane ai Licei Manzoni di Varese, dottore di ricerca in Diritto e scienze umane, ricercatrice con il Centro Internazionale dell’Università degli Studi dell’Insubria nell’ambito della Filosofia estetica e della Didattica della filosofia, coordinatrice del progetto universitario Giovani Pensatori: « La violenza è fenomeno culturale, i giovani respirano il disagio degli adulti. Sono specchio di ciò che siamo noi. Dire che la violenza è fenomeno culturale significa dire che è dentro la testa delle persone, nella concezione del mondo e della realtà. E la disuguaglianza come concezione dell’altro merita una riflessione. Può generare lo stereotipo, dunque diventa pregiudizio e, in pratica, gabbia. Ma la differenza deve essere risorsa, per pensare e confrontarci. Le disuguaglianze producono frustrazioni (spesso femminili) e prepotenza (spesso mascolina). L’adolescenza ha bisogno di modelli propositivi, non necessariamente infallibili. Altrimenti ci si limita alle foto di Istat e Invalsi: giovani dichiaratamente depressi, in percentuali impressionanti e con raddoppio dei casi tra 2020 e 2021. La disuguaglianza si risolve con la conoscenza». Spiraglio di speranza dall’esperienza, corposa, maturata a contatto con i ragazzi e dagli insospettabili traguardi che questi possono raggiungere.

Stefania Passiu: «Con SiCura accogliamo molte donne che raccontano queste situazioni, spesso arrivano per liberare i loro figli. Il rischio è che precipitino nel  giudizio altrui. Succede negli studi legali, nei pronto soccorso, nel rapporto con le  forze di polizia: vada a casa e faccia pace. Così moltissime ritrattano e perdono credibilità. Bisogna formare».

La candidata tiene al tema. «Su questo e su altri – conclude – continueremo a informare, indipendentemente da quello che succederà alle elezioni».

Stefano Tosi

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