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Altri sport | 08 luglio 2022, 16:14

«Formula 1, stagione divertentissima. Leclerc ha il piede più pesante sul giro secco, ma Super Max per ora il migliore sull'auto migliore»

Giovanni Castiglioni, giornalista e presidente del Panathlon club La Malpensa, ci racconta i suoi Gran Premi: quello nel cuore resta legato al... Mago della pioggia

Giovanni Castiglioni

Giovanni Castiglioni

Buongiorno amici dell’Informazioneonline, non potevamo lasciarvi fino al Gran premio di Austria, dopo lo stupendo Silverstone, così oggi abbiamo il piacere di poter intervistare un professionista sportivo a 360 gradi. Giovanni Castiglioni, giornalista e presidente del Panathlon club La Malpensa, che negli anni nel nostro territorio è diventato un punto di riferimento per la cultura sportiva, per il suo stile mai sopra le righe e sempre puntuale.

Innanzitutto ancora grazie mille per la disponibilità. Cosa ne pensi di questa stagione di Formula 1?

Divertentissima. Approvo senza riserve la svolta americana di Liberty Media. La F1 aveva bisogno del ritorno ad un approccio più racing. Dopo i due noiosissimi cicli Red Bull e Mercedes, ora finalmente non serve un overdose di caffè per tenere botta la domenica pomeriggio. Poi, voglio andare controcorrente rispetto alla vulgata comune. Dispositivi come il DRS non sono doping per la velocità. L’abbiamo visto negli ultimi adrenalinici giri di Silverstone. Pura libidine. Hemingway diceva: «Ci sono solo tre sport: il combattimento dei tori, le gare automobilistiche e l'alpinismo. Il resto sono semplici giochi». Ecco, magari il vecchio Ernest aveva un mood un po’ machista, ma per mettere il sedere su una monoposto, serve sempre del gran pelo.          

Oggi chi maggiormente ti colpisce come talento e qualità?

Il piede più pesante sul giro secco è quello di Leclerc. Ma qui c’è un conflitto di interessi. Ho un debole per il monegasco. Tra gli sbarbati il più intrigante è certamente Lando Norris che con la Mc Laren sta pensionando Ricciardo. Nel complesso, il top è ancora Verstappen. Il pilota migliore sulla macchina migliore. Per lucidità e gestione dell’intero weekend di gara ha qualcosa di Senna e Schumacher. Super Max è veloce, antipatico, brutale in pista al limite (spesso anche oltre), della scorrettezza. Giusto quello che serve per vincere in F1.        

Giovanni ormai sono tanti anni che sei un punto di riferimento locale per lo sport, negli anni stiamo notando come anche le notizie sul motorsport cercano maggiormente la spettacolarità. È  cambiato secondo te il modo di fare giornalismo oppure si cerca solo di raggiungere più like possibili?

Mettiamola così. Se Poltronieri commentasse oggi con la stessa flemma l’epica sfida a sportellate del ’79 a Digione tra Villeneuve e Arnoux si beccherebbe una bella shitstorm sui social. Così come 40 anni fa Vanzini sarebbe stato invitato dai vertici di rete a ridurre i decibel dei suoi ruota a ruota per non disturbare il vicinato. Ognuno interpreta lo spirito del tempo. Questo vale per la tv come per ogni altro media. Al di là dello stile, quello che personalmente apprezzo è la competenza. Su questo non sono un nostalgico. Anzi, credo che oggi sia addirittura superiore al passato. Uscendo dall’ambito giornalistico, il magone viene solo per la fruibilità del motorsport e per quel divismo spinto che ammanta il circus. Fino ad una ventina di anni fa (e parlo per esperienza personale), bastava un “semplice” pass dell’Aci Milano per passare una giornata sulla pitlane di Monza durante i test della settimana precedente al GP d’Italia. Oggi è tutto più complicato. Ma mi rendo conto che se mediaticamente vuoi creare un’icona, devi stabilire una distanza.          

Ci colleghiamo alla domanda di prima. Visto anche quanto successo domenica nel Gp di Silverstone, a volte si è concentrati maggiormente su possibili errori che invece su una prima vittoria di un pilota.

Conta più la cronaca o la notizia? Senza fare i sofisti, la cronaca dice che Carlos Sainz al 150° tentativo ha fatto seguire la prima vittoria alla prima pole personale. La notizia è che il muretto Ferrari per la seconda volta dopo Montecarlo ha servito la strategia peggiore al suo pilota messo meglio in gara e in classifica. Non conosco le logiche aziendali e sportive di Maranello, ma la sensazione è che Binotto domenica abbia fatto più il farmacista (con tutto il rispetto per la categoria eh, non sia mai), che il Team Principal. Magari alla lunga avrà ragione lui (soprattutto nell’ottica del Campionato Costruttori). E comunque a Silverstone ha messo una rossa sul gradino più alto del podio. Ma a giudicarla da fuori, la gestione dei piloti è più che discutibile.     

Siamo tante volte in difficoltà a dare giudizi sui gran premi, per colpa delle emozioni o semplicemente perché è uno sport talmente complesso che magari non percepiamo neanche noi “addetti ai lavori” alcune sfaccettature, cosa ne pensi?

C’è un lato razionale ed uno emotivo. Testa o pancia, per farla breve. Ci si può focalizzare sugli aspetti tecnici (oggi la sofisticazione ingegneristica raggiunge livelli di sfacciato cinismo competitivo). Oppure concentrarsi sulla poetica della velocità (“Piloti, che gente”, per citare Enzo Ferrari). Basta scegliere. Cosa che vale per tutti gli sport. Per la F1 persino di più.    

Indossando i panni dei tifosi, secondo te, la rossa può farcela?

Credo non quest’anno. Al netto di qualche passaggio a vuoto di affidabilità, la Red Bull mi sembra ancora sensibilmente superiore. E Max un pilota più pronto. Oltre che più freddo. Il cambio di regolamento tecnico ha rimesso il Cavallino sulla mappa. Garantendo la freccia quantomeno sulla Mercedes. Ma un anno temo non possa bastare a colmare il deficit competitivo accumulato nelle passate stagioni. Piuttosto, sarebbe interessante approfondire il tema budget cap. Come spesso accade gli inglesi sono più smart nell’affrontare (o aggirare), le regole. Penso a Red Bull e al suo rapporto con Honda che non è più fornitore ufficiale. Ma che continua a prestare assistenza. Follow the money, insomma. Infine una considerazione su Leclerc. Due successi ed un secondo posto nei primi 3 GP, un solo podio negli ultimi 7. Ok le rotture, ma qualche eccesso agonistico (vedi Imola), c’è indubbiamente stato. Come sosteneva sempre Niki Lauda: «Per vincere in F1, devi imparare ad andare piano». E poi il rapporto con Sainz. Bello vedere quel feeling e quell’amicizia. Ma il compagno di squadra è il primo avversario. Amici mai. Come dice quel gran pilota di Antonello Venditti.                 

Una curiosità, nei tanti gran premi visti, hai un gran premio particolare che ti è rimasto impresso?

Essendo un ferrarista di stretta osservanza schumacheriana, sono legato affettivamente a Barcellona ’96 (2 giugno), prima vittoria con la rossa del 7 volte campione del mondo. Con una F310 ancora lontanissima dalla Williams che avrebbe poi fatto uno/due nel mondiale con Damon Hill e Jacques Villeneuve, Schumi diede la paga a tutti sotto il diluvio. Quella domenica nacque il mito del “Mago della pioggia”. Sarebbero serviti altri 4 anni prima del successo iridato, ma quello fu a tutti gli effetti un trailer della leggenda futura.      

Lorenzo Pisani e Stefano Sandrini

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