Ieri... oggi, è già domani | 09 luglio 2022, 06:00

"San Furmentu" … . San Frumento

L'espressione è tipica d'una Società Contadina. Giusepèn la tira in ballo; quindi parliamone.

"San Furmentu" … . San Frumento

L'espressione è tipica d'una Società Contadina. Giusepèn la tira in ballo; quindi parliamone. C'era, anche in epoca recente, il vezzo di "modificare l'espressione originale", in palliativi di espressione. Meglio ricorrere agli esempi, piuttosto di girare in giro al problema che proprio problema non è. Il "San Furmentu" del titolo è semplicemente San Frumento, ma ciò vuole significare semplicemente che al "frumento" si tendeva, per il raccolto che significava pure, introito per la famiglia che doveva remunerare l'intero ciclo di lavoro. Si diceva che "ul paesàn al duea gurdò al voltu" (il contadino doveva guardare in alto) per scoprire quando era tempo di semina, di manutenzione del terreno, sino al raccolto che doveva sempre, SEMPRE precedere l'eventualità di una tempesta o del temporale.

Quel "San Furmento" deriva da "Sacramento" che lo si utilizzava nel mezzo di una questione che non sempre presentava "certezze", ma posizioni differenti che abbisognavano di una conclusione. Quindi, il "Sacramento - San Furmentu" era come dire "è proprio così, non altro". Al limite, c'era bisogno d'un testimone che potesse sancire la ragione da una parte o dall'altra.

Ci sono altri tipi di espressioni che "traducevano" l'originale; avevano sempre l'identico significato. "Porca malua" (porca malora), ma pure "Tristu" per non dire Cristo (e non ricorrere alla blasfemia) sino al "Porcu Dioul" per dire Porco Diavolo e non ricorrere alla bestemmia:  "Porcu Disu" per un …(non lo scrivo; s'è compreso.

Di sottintesi, nella parlata "da strada" del Dialetto Bustocco, ce ne sono parecchi, come il "purscèla" (maiala) data a una meretrice o a un "dala via" per chi si concedeva facilmente. Qui, Giusepèn fa un inciso ... potente "tuci contra i dòn" (tutti contro le donne). E fa bene a dirlo. Nella Società Maschilista, le "peccatrici" erano solo le donne …."i oman si fean?" (gli uomini cosa facevano?) …. quantomeno avrebbero dovuto essere "correi" o infedeli allo stesso modo e non incolpare unicamente il gentil sesso per quanto il "fato" avrebbe acclarato, come un figlio di donna nubile, un figlio fuori dal matrimonio, una sbandata, un colpo di fulmine. In quel tipo di Società, il "peccato" si cercava "per colpa" delle donne (o ragazze) e, purtroppo segnava il proseguo dell'esistenza. Si diceva "l'uomo è cacciatore" e (lasciatemelo scrivere) è una troiata solenne!

"In coeu l'e pù insci, ma quanti crusi in di famigli" (oggi non è più così, ma quanti dolori nelle famiglie). Si consumavano, allora, tanti torti: il ricco che si approfittava dell'ingenua indigente; il padrone che pretendeva (e ricattava) la bella operaia, mettendo sul piatto il rapporto di lavoro; la ragazza di servizio a casa (volgarmente chiamata "serva") che doveva accudire sia la casa .sia il proprietario, a cui talvolta si aggiungevano i figli del proprietario. E, guai a parlarne: ipocrisia pura!

Per fortuna, oggi, la Donna "vittima" si manifesta in pochi casi. "eh chi malamenti lì, san furmentu i ciapàn a so lezion" (eh quei loschi figuri, sacramento, ricevono la loro lezione). Sto dalla parte di chi (Donna o Uomo) è consenziente, MAI da quella del sopruso, del ricatto  e da chi stupra o induce al sesso unicamente con violenza o coi soldi in mano.

Gianluigi Marcora

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