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Sport | 11 luglio 2022, 11:52

Ultracycling: Mario Favini supera se stesso alla Dolomitica

Il ciclista estremo di Sesto Calende ha completato un'altra prova fuori dal limite, portando a termine la più dura corsa ciclistica al mondo per il rapporto tra distanza e dislivello. Senza il supporto dell'auto al seguito, in totale autonomia e in solitaria per due giorni e due notti

Ultracycling: Mario Favini supera se stesso alla Dolomitica

Dopo il secondo posto alla 24 Ore del Montello del mese scorso, Mario Favini ha fatto di nuovo centro, portando a termine la più dura corsa ciclistica al mondo per il rapporto tra distanza e dislivello. È l'Ultracycling Dolomitica, storica manifestazione dedicata a Vito Favero, una delle più rinomate ultramaratone ciclistiche al mondo. 20 passi dolomitici che hanno fatto la storia del ciclismo, salite epiche come Fedaia, Manghen, Duran, Sella, Giau, Rolle e Piancavallo. 

Il ciclista estremo di Sesto Calende, portacolori del Team FTM e agente di Polizia Locale, ha preso il via venerdì mattina alle 10.06 tra gli atleti self supported, dunque senza auto al seguito, e ha affrontato la gara in totale autonomia e in solitaria, come da regolamento per questo tipo di competizioni.

«È stata davvero una sfida durissima, molto al di là di tutte quelle che ho affrontato finora. L'alta montagna sa essere davvero brutale e pedalare a oltre 2.000 metri di notte, senza aver dormito è un'esperienza forte. Correndo tra i self supported in più avevo la bici parecchio carica e il peso si è fatto sentire su tutte quelle salite».

Favini ha concluso la gara in 44 ore e 1 minuto, poco dopo le 6 del mattino di domenica, classificandosi ottavo tra i self-supported. A vincere il professionista tedesco Robert Muller, che è riuscito nell'impresa incredibile di fermare il cronometro sotto le 30 ore, quasi 7 ore in meno del primo classificato con auto al seguito, l'italiano Pierfrancesco Santin. 

«Al di là del risultato sono estremamente soddisfatto di come ho gestito la gara: sapevo che difficilmente sarei riuscito ad arrivare al traguardo prima dall'inizio della seconda notte, quindi ho preferito una tattica prudente, con parecchie pause e un ritmo conservativo. Sono stato costretto a fare una lunga sosta per un problema meccanico dopo pochi km e ho deciso di fermarmi tre volte per dormire almeno qualche minuto: in totale quasi 8 ore giù dalla bici, di cui un'ora e mezza dedicata al sonno. Sicuramente avrei potuto fermarmi di meno ma questa è stata la gara più lunga di sempre per me e volevo affrontarla in sicurezza, senza rischiare colpi di sonno e con la certezza di arrivare al traguardo».

In totale sono stati 20 gli atleti in grado di concludere la prova entro il tempo limite, fissato in 57 ore per i self supported e in 52 per chi ha gareggiato con auto al seguito. Tra loro anche due donne, la professionista tedesca Kerstin Pohl e l'italiana Lucia Minervino.

«Questa della Dolomitica è stata un'esperienza davvero incredibile: la seconda notte sveglio è stata quasi mistica. Tutti gli sport di ultraendurance vanno molto oltre la semplice prestanza fisica: al di là della soddisfazione per il traguardo raggiunto superare prove come questa mi permette ogni volta di scoprire qualcosa in più su me stesso, di superare i miei limiti e in definitiva di evolvermi come persona oltre che come atleta».

La prossima gara di Favini sarà la 24 Ore del Feletto a fine settembre, ultima prova dell'Ultracycling Italia Cup, che vede l'atleta sestese secondo alle spalle di Daniele Rellini, ritirato alla Dolomitica. «Non vedo l'ora di tornare a gareggiare in circuito, e spero di fare bene sui saliscendi del percorso. Intanto mi godo una settimana senza tabelle e allenamenti specifici e, dopo la Dolomitica, almeno un mese senza salite»

Redazione

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