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Storie | 24 luglio 2022, 08:00

L'INTERVISTA. «Il mio grande papà pugile mi ha insegnato un animo gentile e l'amore per lo sport»

Gianni Bisterzo racconta lo straordinario legame con papà Bruno, scomparso giovanissimo, ma del quale ha sempre tenuta viva la memoria. E ha portato i suoi valori in ogni cosa che ha fatto: dal lavoro al volontariato

Gianni Bisterzo tra i ricordi di papà Bruno

Gianni Bisterzo tra i ricordi di papà Bruno

Non ha tanti ricordi del papà, aveva soli undici anni quando il padre morì a Nerviano in un incidente stradale. Ma il papà gli ha lasciato degli insegnamenti indelebili. 

Primo tra tutti l’avere un animo gentile, essere determinato e disponibile con tutti, raggiungere degli obiettivi, amare lo sport. Così lui, Gianni Bisterzo, il figlio del famoso pugile Bruno due volte campione europeo dei pesi leggeri e sei volte campione italiano negli anni della guerra, si è fatto strada nella sua Busto Arsizio. Tre anni dopo la morte del papà, era già al lavoro.

La memoria viva

Era stato adottato da Bruno e Anna Carminati quando aveva soli due anni. Da bambino seguiva le imprese di papà Bruno e quando poi quel terribile incidente nel maggio 1955 glielo ha portato via per sempre, lui aveva promesso che avrebbe mantenuta sempre viva la memoria. E così ha fatto.

Oggi è in contatto con associazioni – prima tra tutte la Master Boxe – che promuovono tornei e incontri per tenere in auge la figura del campione bustocco che era riuscito a battere il romano Otello Abbruciati nel 1939, aveva difeso il titolo contro Gustavo Ansini e nel ’41 aveva conquistato a Monaco di Baviera la cintura europea della categoria, battendo ai punti in 15 riprese l’austriaco Karl Blaho.

E poi Gianni ha riservato una cameretta della sua casa di viale Stelvio per suggellare le imprese del papà: ha tappezzato le pareti del locale con articoli di giornale, diplomi, riconoscimenti, attestati di merito, medaglie, a testimonianza della grandezza sportiva del papà.

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Ma anche se Gianni non è diventato pugile come il padre, di sicuro gli è rimasta la passione fortissima per lo sport, tutti gli sport, come l’hockey a rotelle che ha praticato e in particolare il calcio con la sua Pro Patria, di cui è accesissimo sostenitore.

E così, dicevamo, Gianni Bisterzo aveva iniziato a lavorare a soli 14 anni come apprendista nella ditta meccanica di Carlo Giani. Lì è rimasto per quattro anni, per poi proseguire l’attività avviata dalla madre in via Mazzini, di fiorista, lavoro che ha tenuto per 55 anni, divenendo il fiorista di Busto Arsizio per antonomasia.

«Sempre tantissimi clienti – rivela – Basta poco: gentilezza, simpatia, sorriso e accoglienza». Doti queste che hanno da sempre contraddistinto la persona del fiorista di Busto Arsizio, tanto che si è sempre dato da fare in parrocchia, nella sua San Michele, accanto a don Luigi Brambillasca che, attratto dal carattere, dalla disponibilità e dal senso di responsabilità, gli aveva persino consegnato le chiavi della chiesa di San Rocco e Gianni aveva addirittura collocato una telecamera in negozio per tenere d’occhio la vicina chiesetta.

Un grande fratello sul piccolo gioiellino di via Lualdi dove la gente si è sempre comportata bene. «A parte qualcuno che ha provato a rubare le offerte – ricorda – non si sono mai verificati episodi particolari».

In San Michele era il factotum dell’oratorio San Filippo: aveva persino creato una squadra di calcio e alle scuole Manzoni era sempre lui che organizzava le feste di fine anno. Appassionatissimo di viaggi, ha girato tutta Europa e anche oggi non si lascia sfuggire le opportunità per visitare città e gustarsi la natura.

È nonno di un ragazzino di 10 anni e padre di tre figli: Emanuele 47 anni è sacerdote a San Giuliano milanese, Alessandra di 52 che lavora nel settore amministrativo e Francesco di 39, impiegato.

Laura Vignati

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