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Storie | 13 agosto 2022, 08:00

LA STORIA. «La pallanuoto è una malattia che ti fa stare da Dio». E una passione come il tessile

Luca Polacchi, bustocco, 40 anni a settembre, si racconta: una vita in acqua ma anche disegnatore, giocatore e poi allenatore. Il suo orgoglio la squadra che con umiltà e in sordina si è conquistata la B: «Ragazzi che studiano e lavorano, nel nostro sport primato di laureati»

Luca Polacchi

Luca Polacchi

Doppiamente bustocco. Per la pallanuoto, sulla cui "diagnosi" non ha dubbi: «È una malattia che ti fa stare da Dio». E per il tessile, perché lui è un disegnatore, un interprete di ciò che Busto sa esprimere storicamente.

Luca Polacchi – 40 anni il 18 settembre, anzi 30 +10 come preferisce definirli scherzando – ci conduce dentro una passione, anzi due. E dentro un mondo, quello della pallanuoto cittadina, che ha saputo ricostruirsi dopo l'emergenza Covid un futuro passo dopo passo, in sordina. Perché Parlà, a l'è fià – come sentenziano Giavini e Grampa nel libro dedicato ai proverbi cittadini – figurati in acqua. È un’estate in cui ci si può riposare, ma non troppo. Il campionato - di serie B dopo la promozione della Busto Pallanuoto Asd Paglini Store  - può attendere, però i ragazzi già scalpitano.

Troviamo l’allenatore che li ha guidati nella cavalcata vincente la scorsa stagione, qui alla piscina Manara “Marco Sartori” e ci apre la porta di una passione che appartiene alla storia della città. Il nuoto e la pallanuoto, appunto, discipline che scandiscono la storia di Busto e la vita di Luca. 

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I primi passi

Busto città misteriosa, perché senza uno specchio d'acqua, eppure così a proprio agio quando si addentra in essa, capace di sfornare campioni di diverse specialità negli anni.

Luca a 3 anni viene condotto in piscina ai genitori: «Alla Bustese – precisa – dove inizio il percorso preagonistico fino a otto, nove anni. Poi approdo alla Rari Nantes Busto, che a quei tempi si allenava in via Poma». Già, una delle piscine di riferimento anche perché coperta e scomparsa poi dagli schermi, quando i conti pubblici non tornavano più: un rimpianto che tocca Busto e Sacconago.

Comunque Luca si dimostra subito un nuotatore provetto, procede nell'agonismo e dà del filo da torcere nei 200  e anche 100 rana. A 13 anni si trova a un bivio e non ha esitazioni: è la pallanuoto che chiama. Quel combattere insieme in acqua, quello spirito che unisce e che ti chiede sempre più con i tuoi compagni. Insieme, la parola magica. Ecco perché Polacchi vira verso questo sport e gioca fino in serie B, chiudendo in C con Milano.

A Busto, a Monza, quindi a Milano. Primo allenatore Luca Bianchi, figlio del presidente Giorgio, quindi Amadei e Separovic. C’è già un altro ruolo che chiama, giovanissimo, Polacchi: dopo i 24 anni, diventa allenatore, nel momento in cui nasce la prima bimba e deve riassettare tutto.

Qui scatta uno dei temi chiave della nostra epoca, almeno in termini di consapevolezza: la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Che poi lavoro è solo parziale, perché c’è un’altra professione, e non certo poco esigente, quella del disegnatore tessile come accennavamo. Sono i sacrifici che esigono sport come la pallanuoto, poco sotto i riflettori ma immersi nell'esistenza degli atleti.

A Luca il mestiere dell’allenatore piace comunque moltissimo, e lo affronta a suon di brevetti, che richiedono tempo. Primo round alla pallanuoto master a Milano, dove «io ero più giovane di loro, ma loro mi conoscevano come giocatore… lì ho iniziato a smussare gli angoli».  Si guadagna il rispetto e guida i settori giovanili under 17 e under 20, estremamente formativa l’esperienza con il gruppo nuoto Osio a Bergamo, poi eccolo a Legnano con Amga sport e a Novara, dove fa cinque stagioni e dove lascia anche un po’ il cuore, ringrazierà il presidente Fabio Cavallini sempre, spiega. «Poi vado in Metanopoli, con il passaggio dalla C alla B, io sono responsabile del settore giovanile». Viene formata una squadra super, 11 giocatori totalmente nuovi, il che non corrisponde proprio alla sua volontà e le strade si separano.

Arriva la proposta di Como, seguita da quella della Bustese Nuoto dove però ben presto chiude l’agonistico. C’è qualcun altro comunque che chiama, Busto che dopo le super stagione di A1 e Champions con Sport Management decide di ripartire con molta umiltà.

«Da zero –conferma Polacchi – in sordina senza dichiarare nulla. Con una squadra media dell’età di 17 anni e mezzo. Una squadra già interessante anno scorso, ci mancava la malizia che poi quest’anno abbiamo avuto, con l’inserimento di qualche ragazzo di esperienza».

Così affiora l’obiettivo B, per una squadra che ha mantenuto il primato perdendo una sola partita, contro Novara: «Non è facile essere primi per tutto il campionato, ma lo svarione ci ha aiutati».  

La febbre e il richiamo

Un lavoro di squadra. Con il presidente Maurizio Castagna e a Giacomo Frisenda, club manager della Manara "Sartori": «Grazie al loro apporto e a quello di Forus abbiamo affrontato tutta la stagione potendo usufruire di spazi acqua congrui con gli obbiettivi raggiunti».

Grande riconoscenza allo sponsor, Paglini Store. «Il general manager di Paglini, Claudio Grillo ci ha seguito parecchio, a 360 gradi». Sostegno economico, presenza, disponibilità, tifo appassionato: tutti insieme. 

È la febbre della pallanuoto, quella che ti afferra e ti carica. L'anno scorso in alcune partite del settore giovanile si sono viste 500 persone.

Aspettando la ripresa, si respira «la voglia di tornare o essere qui – spiega Polacchi – con il ritorno di atleti come Gennari o Re». Il settore giovanile  in senso pieno – ovvero il legame con giovani e territorio – è il cuore di questo progetto.  

Questa febbre divora Luca da anni, «ci ho messo vita e cuore, e tempo, a volte stroppiando – spiega – sono partito come un hobby ma io o lo faccio bene oppure non lo faccio. Quest’anno gli atleti saranno 160». I draghi, ma fanno parte della famiglia anche le draghette che hanno brillato, andando in A2.

Tornando a Luca, tutto ciò sarebbe già da riempire abbondantemente l’arco di una giornata in questo ruolo, ma si affaccia un altro protagonista bustocco: il tessile. Polacchi fa il disegnatore per un'azienda leader come la Canclini e attualmente lavora nella sede svizzera.

Quante vite bisogna avere per condurne una così? La passione è sempre la risposta, e Luca la vede su di sé ma anche sui ragazzi. La pallanuoto si distingue per l’importanza della formazione: «Statisticamente è lo sport con maggior numero di laureati. Io ho fatto anche due collaborazioni con la nazionale giovanile… quanti ragazzi arrivano stravolti, dicendomi che devono studiare 50 pagine oppure sono scesi dal treno proveniente da Milano, per lavoro».

Tanta fatica - che Luca, oltretutto da frontaliere, ben capisce - ma anche tanta soddisfazione: uno sport sano, di aggregazione. Ecco perché questi ragazzi chiamano a gran voce Busto: il loro sogno - e anche del loro allenatore - è che nella prossima stagione gli spalti siano affollatissimi. LEGGI QUI 

Marilena Lualdi

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