Storie - 04 settembre 2022, 21:00

«Da 30 anni cerco animali smarriti: servono calma ed esperienza. E questi sono i miei consigli…»

Gianluca Baldon, milanese classe 1968, professione "pet-ective": «Sì, la definizione può andare: servono doti da detective. Il primo passo è raccogliere informazioni, poi si ipotizzano gli eventi, infine via alla ricerca. Il mio cliente? Chi farebbe di tutto pur di riabbracciare il suo amico a quattro zampe»

Alcuni scatti di Gianluca Baldon in compagnia di... amici a quattro zampe

Alcuni scatti di Gianluca Baldon in compagnia di... amici a quattro zampe

Trasloco e trasferimento in casa nuova, prima notte insieme in spazi tutti da scoprire, annusare, analizzare. Finestra aperta, perché fa molto caldo, che dà sul giardino, poco più di due metri da un manto di soffice erba. La mattina dopo, il dramma: «Dov'è Tatooine?». 

La storia è vera ed ha avuto un lieto fine: la gatta è tornata due giorni dopo. Quarantotto ore, inutile dirlo a chi ha un animale di compagnia, davvero di inferno: morso allo stomaco, giri disperati nel vicinato con gruppo di soccorso volenteroso seppur improvvisato, annunci sui social. Il primo, sul classico gruppo di vicinato (“Sei di... se”; il secondo, su “animali smarriti e ritrovati in provincia di Varese”. 

Proprio da questo specifico gruppo, e da un consiglio nei commenti del post («Chiama subito Gianluca Baldon») è nata una conoscenza inaspettata, utile e curiosa: la persona in questione, infatti, è un pet-ective, un detective per i “pet”, un acchiappa animali

A chi sorride, due informazioni e una curiosità: la prima è che la gatta di cui sopra è tornata anche e soprattutto grazie ai suoi consigli; la seconda è che il suo è un vero e proprio lavoro. Rispettato, richiestissimo. Dal 2008. La curiosità è che, nel 2019, ha dato anche vita ad un libro scritto insieme a Guido Bagatta: “Chiama il cerca animali. Storie avventurose di cani e gatti persi e ritrovati”.

Gianluca, da dove partiamo?
Sono di Milano, classe 1968. E sì, questo è il mio mestiere da 30 anni, di cui quasi 15 in proprio: mi occupo di ricerca e recupero animali, sia di proprietà, principalmente a dire il vero, che selvatici. Chiamatelo acchiappanimali, chiamatelo pet-ective, ricercatore o recuperatore di animali… Come volete. Posso dire che il concetto del detective si sposa correttamente. 

Si spieghi.
Ci sono diverse informazioni da raccogliere prima di cominciare a cercare. Il “profilo” del gatto: estroverso, pauroso, curioso, schivo, socievole… Poi ovviamente devo conoscere il luogo, immaginarne le possibili mosse: da dove è uscito, dove può essersi rifugiato, che cosa può avere incontrato. Insomma, proprio come fanno i detective con gli umani. 

Facciamo un passo indietro: come ha cominciato?
Ho lavorato per tanti anni all’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), dove ho acquisito competenze ed esperienza: a livello di conoscenza degli animali e dei loro comportamenti, a livello di nozioni legali, di veterinaria, di rapporto con il pubblico. Recuperavamo gatti, cani, serpenti, uccelli… Principalmente gatti direi. 

Poi?
Poi ho deciso di mettermi in proprio e da allora vivo di questo. Di fatto questo lavoro me lo sono inventato: se non sono stato proprio il primo a farlo, sicuramente sono tra i primi. Ho una partita iva da artigiano, perché questo lavoro non ha un inquadramento specifico. Al tempo non c’erano social, praticamente non c’era neanche internet; i primi clienti li ho trovati grazie alla rete di conoscenze che avevo costruito durante gli anni all’Enpa: proprietari di animali, istituzioni, veterinari… 

Chi è il suo cliente?
Non c’è un prototipo, non c’è un ceto sociale, uno stipendio, un’età. Il mio cliente è una persona che ama il suo animale e per lui farebbe qualsiasi cosa pur di ritrovarlo.  

Da dove la chiamano?
Dappertutto. Al momento sono in contatto con una persona di Ferrara ed è probabile che in questi giorni mi recherò lì. In media, ricevo tre chiamate al giorno, che aumentano nei periodi estivi.

Come si svolge il lavoro?
Vengo contattato, sempre più spesso tramite social anche se il passaparola resta il canale migliore: sono sulla piazza da tanti anni, spesso vengo consigliato e la fiducia sottesa a questa pratica è essenziale. Fisso un appuntamento e incontro il padrone e la sua famiglia: devo anzitutto fare domande per conoscere l’animale, le sue abitudini, i suoi gusti, la sua indole, i sui comportamenti. Ma non solo, perché voglio conoscere anche i rapporti tra le persone della famiglia e l’animale. Per esempio: una persona va in vacanza e chiede al figlio di badare al gatto, ma tra i due c’è un rapporto conflittuale; diciamo, “non si fiutano”. Questo è un elemento da tenere in considerazione. Spesso mi è capitato che tornati i genitori, è tornato il gatto. Diciamo che la prima parte del lavoro è quasi da psicologo.  

Dopo inizia la ricerca?
Devo fare ancora un passaggio fondamentale: studiare l’ambiente. Ci sono dettagli interessanti? Da dove è scappato il gatto? Se è uscito da quella finestra, dove può essere sceso? Quando ho il quadro completo, si parte. 

Conduci la ricerca in prima persona?
Certo. Faccio il giro del vicinato, chiedendo una mano e cercando ulteriori informazioni. Avviso il custode se presente. Appongo dei biglietti sulle macchine parcheggiate in cortile, se questo il caso, perché spesso i gatti si nascondono nel motore non trovando altri ripari: un problema, perché l’animale così potrebbe viaggiare per chilometri allontanandosi molto da casa. Porto sempre con me il padrone, che nel frattempo va sostenuto nella ricerca: deve rimanere calmo e lucido, ma ovviamente è invece molto in pensiero.

Quanto può durare la ricerca?
Difficile dare una tempistica precisa. Ci sono gatti che si ritrovano in due giorni, altri magari anche dopo un mese o più. Per mia esperienza, diciamo in media due settimane. Il momento più bello è la riconsegna al padrone: si vede la gioia negli occhi… di tutti e due. 

Parli più spesso di gatti: perché?
Perché si perdono molto più di altri animali. Escono dalla finestra o scendono, a volte addirittura cadono, dal balcone; scappano dal trasportino; sfruttano una porta aperta per andare in esplorazione e poi la trovano chiusa… Diciamo che è difficile non perdere neanche una volta un gatto: l’80% dei padroni di gatti, almeno una volta per qualche giorno, non lo ha più trovato.

Ma poi si ritrovano?
Anche qui è esperienza personale: la mia risposta è che 8 volte su 10 si ritrovano. 

E i cani?
Capita meno spesso, ma il cane tende a muoversi di più: l’ideale è precederlo, appendendo i volantini, e usare anche i social. Generalmente, i cani trovano un posto dove dormire per i primi 2/3 giorni per poi continuare a muoversi.

Prima di chiederle alcuni consigli, qualche curiosità: qual è l’animale più strano che ha ritrovato?
Sono fiero di aver ritrovato uno scoiattolo americano. Era scappato da un appartamento al primo piano. Alla fine l’ho trovato. Ci ho messo 4 giorni. Era finito nel cortile di un ristorante…

I social hanno cambiato il suo lavoro? Aiutano?
Relativamente. Per esempio, quando leggo “consigli”, spesso non sono sufficienti: ci sono azioni da fare in modo molto più approfondito rispetto a un consiglio “buttato lì”. Io per esempio non ne do mai prima di aver raccolto informazioni. Concludendo il discorso social, di certo funzionano e sono utili i gruppi di vicinato, come quelli che hai usato: pubblichi un annuncio, in tanti lo vedono, qualcuno può darti una mano.

Baldon, ha qualche consiglio da darci per i nostri amici a quattro zampe?
Il primo è sicuramente quello di mettere il chip a tutti i gatti, anche quelli che vivono in casa. È uno strumento fondamentale per identificare l’animale e risalire al proprietario. Tra l’altro, in pochi lo sanno, ma dal 2020 in Lombardia è obbligatorio (per i gatti nati successivamente a questa data). Si tratta di un chip sottocutaneo che può essere letto da veterinari, gattili, associazioni come l’Enpa.

Ne ha testato l’efficacia durante il suo lavoro?
Sì, tante volte. In un caso stavo effettuando ricerche vicino alla vecchia stazione di Bullona, a Milano. Il gatto fu ritrovato a Cinisello Balsamo, 15 chilometri di distanza, grazie al chip. Perché? Perché chi trova un gatto in giro, spesso, lo porta dal veterinario.

I dispositivi GPS invece?
Per i cani sono sempre consigliati. Appena lo prendi, subito collarino e GPS. Per il gatto lo consiglio solo a quelli che vanno in giro, che sono abituati a uscire. Sicuramente è utile. Negli ultimi tempi si è cominciato a usare anche gli AirTag della Apple: visto il loro funzionamento (fanno “sponda” su altri dispositivi Apple connessi alla rete, telefoni in primis dunque; ndr) possono essere utili in città, mentre in campagna quasi per nulla. 

Per i gatti: collare sì o no? 
Sì, ma solo quelli “anti-strozzo”, che si strappano se si impiglia. Con il collare già fai capire se il gatto è randagio o è di qualcuno. Gli dà fastidio? Se si abitua, non gli interessa. 

Ultimo: ci dà dei consigli in caso di smarrimento del nostro animale?
Volentieri. Prima di tutto: mantenere la calma, prendersi del tempo, ragionare, cercare di capire cosa è successo, ricostruire l’ultima volta che si è avuto un contatto visivo. Pensare alle abitudini, alle strade che percorre e quelle che potrebbe percorrere: tenete presente che nella maggior parte dei casi il gatto è nei dintorni, diciamo in un raggio di 100/200 metri. Attenzione poi, perché a volte potrebbe essere nascosto in casa. Come fare in questo caso? Una volta ho fatto mettere 10 croccantini in ogni stanza, chiudendole. E la mattina dopo… una stanza non aveva più i croccantini: nascondiglio trovato.

Bisogna iniziare le ricerche tempestivamente? 
Prima ti attivi, meglio è. Ma i fattori sono molti. Per esempio, i primi 2/3/4 giorni possono anche essere di silenzio: il gatto è talmente spaventato che si trova un posto sicuro, resta lì e non risponde. Non sentirlo miagolare non significa nulla. Lo scenario cambia quando il gatto si sblocca, è tranquillo e ha superato la paura. A quel punto cercherà di tornare a casa perché, questo è importante da sapere, il gatto sa bene da dove è uscito o caduto, sa dov’è casa sua. Bisogna essere pronti: per esempio, cosa ti ho chiesto quando mi hai parlato del tuo gatto? 

«ll tuo gatto può rientrare dalla finestra da dove è uscito?»
Esatto. Era a una buona altezza per saltare giù, ma era troppo in alto per tornare su. Hai posizionato quella scala e…

Il gatto è tornato! 
Il gatto è tornato.

Gianluca, grazie. Se i consigli che ha dato non bastassero, i nostri lettori in cerca di aiuto come possono contattarla?
Su Facebook (Gianluca Baldon) e Instagram (autobau_gianlucabaldon), oppure al mio numero di telefono 3474889683.

Gabriele Gigi Galassi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

SU