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Busto Arsizio | 13 settembre 2022, 19:10

LA CLASSIFICA DEI COGNOMI. Anche qui vincono i Colombo, ma Busto si "smarca" dalla provincia con i Crespi e i Gallazzi

Soprattutto il secondo cognome si accosta a una marea di ceppi in città e a personaggi importanti come i fondatori di Crespi d'Adda. L'ultimo sindaco con cognome da top 20 è stato Gianfranco Tosi fino al 2002

I primi dieci cognomi di Busto e della provincia a confronto. Nel testo gli altri 10

I primi dieci cognomi di Busto e della provincia a confronto. Nel testo gli altri 10

In principio resta Colombo, ma sono Crespi e Gallazzi a fare la differenza sul podio tra Busto Arsizio e tutta la provincia di Varese. Il viaggio nei cognomi diffusi attraverso la piattaforma di Cognomix rivela la "bustocchità" rispetto al resto del territorio nella top twenty. 

Del resto, si fa presto a dire Colombo. La bibbia dei ceppi familiari scritta da Luigi Giavini - "Ul Pá Pén", pubblicata dal Centro culturale San Michele  - rammenta che dietro questo cognome ci sono oltre venti rami con tanto di soprannome che è diventato nel tempo il marchio distintivo della famiglia. Descrive  mestiere, rione, caratterizza in particolare un avo importante o all'occasione caratteristiche fisiche. Ci sono i Colombo Alpiti, in omaggio a un alpino di Borsano, i Calamana, o anche i Daa Giulia, che rivelano l'importanza della donna nel "brand" familiare.

Trova la differenza

Colombo, lo ribadiamo, è il cognome leader in provincia, ma non nel capoluogo, dove vincono i Bianchi. A Busto - oltre 83mila abitanti - sarebbero circa 770. Ma è il secondo gradino del podio a smarcare la città: Crespi, un nome, un grido di "indipendenza". Difatti, nel territorio sono solo ottavi, qui secondi.

Nei confini bustocchi sfiorano quota 500 e attenzione: sempre il libro di Giavini certifica una cinquantina di soprannomi. A testimonianza dell'importanza di questo cognome, ricordiamo che tornando indietro di due secoli uno dei Crespi Tengiti fondò un villaggio operaio. Già, Crespi d'Adda, oggi patrimonio Unesco, che richiama però fortemente anche la nascita del Corriere della Sera. Un ceppo è quello dei Bilì, che prenderebbe il via dal re Bilì appunto, eletto a questa carica all'inizio dell'Ottocento durante una sommossa: si chiamava Andrea Crespi. 

Degna di nota l'"indipendenza" anche del terzo cognome bustocco, Gallazzi, una ventina di meno dei Crespi. Anche qui, oltre 20 ceppi: tra i più gustosi i Ciaparati - un nome, un mestiere - o gli Strasciuni o ancora Gnugnù. 

Seguono i Castiglioni, Ferrario, Tosi, Lualdi, Pozzi, Bernardi (così si riporta), Genoni.

Questi i primi dieci. Nel resto della classifica ritagliata infatti su 20 cognomi, ecco Toia, Caccia, Pellegatta, De Bernardi, Milani, Mara, Gussoni, Candiani, Rossi e chiudono la graduatoria 88 Speroni. 

Sindaci e premio fantasia

Una curiosità: guardando all'albo dei sindaci, con il nuovo millennio non sono presenti più primi cittadini con un cognome da top twenty. L'ultimo è stato - fino al 2002 - Gianfranco Tosi, preceduto da Gian Pietro Rossi e Luigi Caccia

Una quarantina i ceppi Tosi "censiti", con una fantasia di soprannomi sfrenata. 

Va detto però che nella classifica non quantificabile dell'originalità c'è un cognome tanto importante, quanto raro (ma legato a un grande imprenditore e persino alla nascita di un quartiere), Gabardi. Imbattibile il ceppo dei Pissagügi, soprattutto grazie alla definizione di Carlo Azimonti: «avaro all'ennesima potenza che spande con rincrescimento l'urina a filo d'ago». Chissà cos'aveva fatto quell'avo, ma non erano certo così i discendenti, visto che Edoardo Gabardi fu di una generosità immensa, una figura di cui va orgogliosa Busto.

Ma. Lu.

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