/ Economia

Economia | 14 settembre 2022, 14:25

Così va il lavoro: «Centottanta cv, ne chiamo il 20%, mi rispondono in 3, nessuno si presenta...»

Lo sfogo dell'imprenditore Maurizio Altamura: cerca un dipendente, gli arrivano centinaia di curricula ma i potenziali candidati o non rispondono al telefono o, quelli che lo fanno, poi disertano il colloquio. «E non tiriamo fuori la scusa dello stipendio: queste persone non sanno nemmeno quanto io offra...»

Così va il lavoro: «Centottanta cv, ne chiamo il 20%, mi rispondono in 3, nessuno si presenta...»

Noto esercizio commerciale di Varese cerca personale. Si affida agli annunci, riceve e valuta 180 curriculum vitae, ne seleziona il 20% e inizia a chiamare i potenziali candidati. Solo in tre rispondono al telefono. Questi tre prendono un appuntamento per il colloquio… ma non si presentano.

Sintesi quasi “telegrammatica” di un contesto ricco di paradossi e dibattuto da mesi. In tutta Italia. A rialzare il dibattito è Maurizio Altamura, l’imprenditore pugliese che da anni delizia i varesini con le specialità gastronomiche della sua Cucina di Altamura.

Da uno sfogo su Facebook all’approfondimento, è proprio Maurizio a parlare: «Spendo circa 6000 euro all’anno per cercare il personale, affidandomi agli annunci e alle società che si occupano di questo. Di curricula ne arrivano a centinaia: perdi almeno un minuto del tuo tempo per ognuno di essi, ne scarti l’80%, poi telefoni al restante 20… Diciamo il 17-18% nemmeno ti risponde alla chiamata: quelli che lo fanno e fissano un colloquio, alla fine nemmeno si presentano…».

È arrabbiato e disilluso Altamura: «Ma perché mandano il cv se non vogliono lavorare? Perché glielo chiede la mamma?». E no, stavolta la “scusa” (che purtroppo talvolta non è tale, anzi…) degli stipendi bassi non può funzionare: «Se non si presentano al colloquio, come fanno a sapere quanto offro loro? Come fanno a valutare la mia azienda? Per amor del cielo: se arrivi e vedi che ti danno 500 euro al mese per 70 ore a settimana, li mandi a quel paese, rifiuti… Ma lo fai dopo…».

«E poi - continua l’imprenditore - io penso di offrire degli stipendi tutt’altro che da buttare via ai miei ragazzi, in un’azienda solida, sana, che sta per aprire un altro punto vendita e dove non sei un numero, ma hai ancora la possibilità di essere valutato per le tue competenze».

Non bastasse quanto raccontato, c’è stato un altro episodio che ha sconfortato Maurizio: «Avevamo assunto un ragazzo. Dopo 10 mesi, era fine giugno, da un giorno all’altro non si è più presentato al lavoro, senza dire nulla. Ho scoperto allora che voleva che noi lo licenziassimo per poter ricevere la disoccupazione e poi lavorare in nero, cosa che sta già facendo. Sono andato all’Ispettorato del lavoro per fare un esposto, solo quello, perché mi è stato detto che non lo posso denunciare. E sul gobbo ho un regolare contratto da 40 ore del quale continuo a pagare i contributi…».

«Apriamo un dibattito su queste cose - conclude Maurizio Altamura - anche a livello locale. Invitiamo imprenditori e autorità: io ci sono, non mi nascondo. E chiediamoci anche se i giovani, oltre a chiedersi quanto possano guadagnare, si facciano anche un’altra fondamentale domanda: cosa so fare? Cosa posso dare io a un’azienda che assume?»

Fabio Gandini

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore