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Politica | 20 settembre 2022, 08:53

Massimiliano Romeo (Lega): «Caro energia, bisogna fare di più»

Ha incontrato tanti cittadini e imprenditori della nostra provincia il capogruppo leghista al Senato, candidato per tornare a Palazzo Madama nel collegio uninominale di Varese. In una terra famosa per un tessuto produttivo importante, come la sua Brianza, ha raccolto la forte preoccupazione per il caro energia. È questo un tema centrale per la Lega, insieme al cuneo fiscale ma anche all’autonomia, che resta una priorità

Massimiliano Romeo (Lega): «Caro energia, bisogna fare di più»

Ha incontrato tanti cittadini e imprenditori della nostra provincia Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato candidato per tornare a Palazzo Madama nel collegio uninominale di Varese.
In una terra famosa per un tessuto produttivo importante, come la sua Brianza, ha raccolto la forte preoccupazione per il caro energia.
È questo un tema centrale per la Lega, insieme al cuneo fiscale ma anche all’autonomia, che resta una priorità.
«In un momento così particolare e importante nella storia del Paese – afferma Romeo – è necessario e importante andare a votare».

Nelle ultime settimane ha incontrato cittadini, imprenditori, associazioni della provincia di Varese. Quali messaggi le hanno consegnato?
«C’è innanzitutto preoccupazione per via del caro energia. Gli aumenti rischiano davvero di far chiudere le piccole e medie imprese, mentre quelle più grandi rischiano quantomeno di fermare le produzioni, col pericolo di perdere quote di mercato e di mettere in cassa integrazione i lavoratori. Si chiede quindi un intervento immediato.

Sembra che non ci sia la piena consapevolezza del tasso di gravità in cui versa l’Italia sul fronte energetico. Motivo per cui noi continuiamo a ribadire, al di là al decreto Aiuti ter che Draghi ha messo in campo, che occorre qualcosa di più. Siamo contenti che nel decreto, su insistenza del ministro Giorgetti, abbiamo fatto inserire il credito d’imposta al 30 per cento anche per le imprese più piccole che impiegano energia elettrica con una potenza dai 4,5 chilowatt in su. Sappiamo che questo non basterà, occorre uno scostamento di bilancio. Il ministro Giorgetti parla di “debito buono”, nel senso che serve davvero per un’economia reale.

L’altro tema che tutti mettono sul piatto è quello del cuneo fiscale. Da anni si attende un intervento. Tendenzialmente, negli ultimi tempi abbiamo assistito alle politiche dei bonus che sicuramente hanno dato dei benefici, ma le imprese chiedono qualcosa di strutturale e concreto. E chiedono – e su questa proposta la Lega insiste molto – anche una detassazione di buoni produttività, buoni energia ed eventuali aumenti salariali».

Lei è in Lega da trent’anni. Allora federalismo e autonomia erano temi prioritari. Lo sono ancora?
«Lo sono e lo sono sempre stati. Forse abbiamo fatto qualche errore di comunicazione e non è stato percepito il lavoro che in questi anni abbiamo faticosamente fatto. Uno dei motivi per cui abbiamo fatto cadere il primo governo Conte è il fatto che i 5 Stelle non avevano intenzione di farci portare a casa l’autonomia. Poi è arrivata la pandemia e qualcuno a Roma ha pensato di togliere alcune competenze alle regioni, come ad esempio l’organizzazione sanitaria, e noi siamo stati bravi a opporci.

Nel governo Draghi era pronta la legge quadro per il necessario coinvolgimento del Parlamento per ratificare le pre-intese sottoscritte dai governatori, ma il premier non l’ha mai portanti in Consiglio dei ministri. L’occasione di Pontida è servita per ribadire questi concetti, facendo notare che il progetto autonomista e federalista resta al centro dell’attenzione della Lega. Anzi, nel Pnrr il federalismo fiscale è inserito come riforma da attuare per ottenere soldi dall’Europa».

Lei è stato responsabile dei Giovani Padani. Che effetto le ha fatto vedere tanti ragazzi e ragazze in prima fila in piazza a Varese per Matteo Salvini?
«È stata una bella sensazione. Questi giovani hanno ancora voglia di fare politica e credono in alcuni ideali. Molti dei Giovani Padani dei miei tempi oggi fanno parte della classe dirigente della Lega e anche del Paese. Questo è molto significativo e importante».

Un tema di cui si è dibattuto molto in campagna elettorale è quello del reddito di cittadinanza. Qual è la vostra idea in proposito?
«Noi pensiamo che il reddito di cittadinanza sia una legge nata con il buon proposito di aiutare le persone in difficoltà e di cercare di avviarle al mondo del lavoro. Purtroppo la sua applicazione ha avuto delle distorsioni notevoli. È necessario cambiarla: per aiutare le persone che sono veramente in uno stato di povertà occorre un coinvolgimento dei comuni, che conoscono bene chi ha grosse difficoltà e possono aiutare nei controlli. Penso ad esempio alla misura dei buoni alimentari del periodo Covid.

E poi deve essere davvero una misura finalizzata al fatto che ci sia l’obbligo di partecipazione a un corso di formazione e che porti l’azienda a beneficiarne, avendo degli incentivi fiscali. Oggi il reddito di cittadinanza è una misura prevalentemente assistenziale, mentre ai giovani vogliamo insegnare non la cultura dell’assistenza ma del lavoro».


Com’è stato tornare a Pontida dopo due anni di stop forzato?
«Meraviglioso. Pontida è il momento dell’abbraccio con la base, con i nostri militanti, che sono il vero cuore della Lega. C’era tantissima gente e io ho avuto, in qualità di capogruppo, l’onore di parlare dal palco ed è stata una sensazione unica.

Era quello di cui avevamo bisogno. Due anni di assenza forzata a causa del Covid ci hanno impedito di mantenere quel contatto con la nostra base che è fondamentale. Questo ci ha penalizzato, ma adesso abbiamo ripreso lo slancio giusto anche in vista del 25 settembre».

In uno degli appuntamenti elettorali sul territorio ha invitato i cittadini a convincere i conoscenti ad andare a votare, in un momento in cui tanti elettori sono demotivati. Quale messaggio rivolgerebbe a chi, a pochi giorni dal voto, è orientato a non recarsi alle urne?
«Stiamo attraversando un momento talmente particolare e importante nella storia del Paese che, a nostro giudizio, è necessario e importante andare a votare. Non possiamo pensare che ci sia una parte della nostra popolazione che non abbia rappresentatività. In un momento così difficile, la scelta diventa importante, perché si pongono le basi dell’Italia che vogliamo nel futuro».

I.P.E.

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