Le candele. 45, acquistate su Amazon, prezzo 19,90, durata sei ore l’una. C’è da scialare. Raccatto tutti i candelabri che trovo in casa, ci sono dei vecchi doppieri di peltro ottimi per la lettura serale, li armo con le nuove steariche bianco latte e sono pronto a combattere il caro bolletta.
Stasera ceno a lume di candela, bisogna abbattere i costi e rimuovere le abitudini sclerotizzate, come l’accendere sempre la luce anche quando ancora ci si vede solo per dare più atmosfera. Con la fiammella che ondeggia c’è molto più gusto, scopro le ombre sui muri, mi sento raccolto nella mia intimità, in mezzo alle cose che amo, i libri, i grammofoni, i dipinti.
Manca la neve per una perfetta oleografia fine ‘800, ma con l’isoterma di zero gradi a 4200 metri il 6 di ottobre, c’è poco da sperare per i mesi venturi. Per cenare in penombra ci vuole anche il vino giusto, e proprio ieri avevo aperto un “Balze rosse” dei leggendari Balzini, vignaioli toscani idolatrati dal commissario Bordelli, creatura dello scrittore Marco Vichi, con le loro bottiglie a fare gli onori di casa nelle pantagrueliche cene del poliziotto ormai in pensione.
Il mio amico Luigi mi aveva rifornito di trotelle appena pescate, così rompo i tabù e mangio il pesce cotto con salvia e rosmarino con il vino rosso, che di solito si fa ma non si dice. Ottimo, il mix di sangiovese, cabernet sauvignon e merlot è strepitoso. Accompagnano verdure cotte in agrodolce, cucina povera ma efficace.
Il doppiere illumina che è un piacere, in sottofondo il concerto serale della Radio svizzera mandato dalla vecchia radio Schaub Lorenz del nonno, anni ’50 certificati, unica concessione all’elettricità. La bolletta, implacabile, arriverà, duplicata triplicata o chissà cosa, ma quelle fiammelle danzanti che parlano di un tempo antico e di una vita più dura ma vera, non hanno prezzo.