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Busto Arsizio | 16 ottobre 2022, 09:30

Cent'anni fa nasceva «il vulcano» Peppino Mancini. Tv, sport: avanti in tutto

VIDEO. I ricordi del figlio Adriano, di Maria Giovanna Massironi e di Alberto Armiraglio: «Veniva dalla Romagna, ma amava Busto. Sentiva di dover restituire ciò che aveva avuto». Le trattative a tavola, la Pro Patria e Pelè, quella televisione che "accese" il primato

Mancini in una foto per cortesia di Massironi e con Pelé in un'immagine di Afi

Mancini in una foto per cortesia di Massironi e con Pelé in un'immagine di Afi

Di Busto Arsizio, Peppino Mancini era appassionato. Le era grato, per ciò che lui, di origini romagnole, aveva costruito. Qui si è spento nel 2003, mentre nacque - esattamente 100 anni fa, il 16 ottobre '22 - a Rocca San Casciano, con cui mantenne legami e anche attività. Ma il pioniere, Peppino doveva farlo a Busto. 

Oggi lo ricordano il figlio Adriano, come e altre persone che l'hanno incontrato e hanno condiviso tratti di cammino con l'imprenditore.

Busto e la Giannina

A Busto Peppino Mancini arriva giovanissimo e si sente in sintonia: gli piace questa città che dimostra energia e voglia di fare, come lui. Trova l'amore della sua vita, Giannina.

«La famiglia era importante per lui - sottolinea Adriano - Che cosa mi ha trasmesso mio padre? Il primo valore, la rettitudine». Diventato imprenditore di successo, ha un rapporto intenso con Busto: «Sentiva di dover restituire ciò che aveva avuto». Ciò accade in diverse attività, lo sport - calcio e basket- e la famosa avventura della tv, la prima privata in Italia. Avanti, troppo avanti con Tele Alto Milanese? A parte la battaglia giudiziaria, poi vinta, gli imprenditori non lo seguono, con eccezioni come quella di Stefano Ferrario, ricorda Adriano. 

La risata in diretta e il - finto - licenziamento

Prima della tv, c'è la carta stampata, la Spinta. Quindi quella fucina di talenti e già star, a Busto Arsizio, con Tam. Ma c'era anche un clima familiare, in quel trasmettere tutto in diretta.

«Una sera non so cosa successe, ma scoppiai a ridere - racconta Maria Giovanna Massironi, reclutata a 18 anni come annunciatrice dopo un provino affollato - Mi dissero che Peppino Mancini era già a letto in pigiama, ma furibondo si vestì e venne in tv dove mi licenziò». La ragazza scoppia in lacrime, l'amarezza però dura poco: due, tre giorni dopo, il licenziamento si trasforma in sospensione. 

«Da quel momento, me lo ricordo molto paterno».

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Se deve scegliere un aggettivo per definire Mancini, lei sceglie «vulcanico». E aggiunge «un uomo intelligente, con una visione, luci e ombre, molto innamorato di Busto. Gli va riconosciuto di aver fatto per Busto molto di più di altri bustocchi. Era un imprenditore con le sue idee, ma anche capace di fare un passo indietro. Dove non arrivava, non improvvisava, metteva persone che sapevano il fatto loro. E in tv compariva pochissimo».

Dopo molti anni, Massironi e Mancini si ritrovarono e pensarono anche a un libro, con Andrea Salomoni. «Ci incontravamo a pranzo - sorride Giovanna - com'era suo costume. Gestiva i rapporti di lavoro e le trattative a tavola. Ci vedevamo e a questi pranzi partecipava sempre anche mio figlio, che era un bimbo, tant'è che Peppino Mancini si presentò con documenti e una cassata per il mio bambino».

Andiamo a mangiare.

Magari al "Regina", che diventava un quartier generale: quante volte lo si sentiva dire così. Lì venivano le idee migliori. C'era tanto da fare, a Busto. E c'era tanto da fare per la Pro Patria.

A spasso con Pelè

Qui si apre un altro, fitto capitolo: ripetutamente si affaccerà, in diversi modi, sulla storia dei tigrotti. Se deve restituire alla città il successo creato, non può non guardare alla sua squadra simbolo.

Anche nello sport, Mancini fu «un vulcano», ricorda l'ex presidente della Pro Patria Alberto Armiraglio, appassionato e generoso. «Ricordo ancora quando portò tutta la squadra nella sua tenuta di Rocca San Casciano, un giorno li raggiunsi dalla Toscana». Tutti insieme, nella terra d'origine, dove aveva a sua volta investito a condividere quei momenti. E poi il basket: Ceramiche Forlivesi è un altro nome che accende ricordi.

Ci saranno anche le vicissitudini, i momenti bui e quelli di solitudine appunto.

Ma cent'anni dopo è ancora viva quella luce nei ricordi della gente che illumina una storia straordinaria e restituisce piccoli e grandi episodi. Peppino, che non si fermava mai, la cena da record con 1.500 persone e a proposito di record, l'arrivo di Pelè allo stadio Speroni: quando l'impensabile diventa possibile. Merito delle entrature con la Pepsi, ricorda Adriano: si poteva anche portare in tournée a Busto un campione unico come il brasiliano, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Marilena Lualdi

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