Ieri... oggi, è già domani | 27 dicembre 2022, 00:00

"ligàl, ligàl" - legalo, legalo

Nella Poesia si valuta la brevità dell'esistenza rispetto all'infinito, mentre qui, nella parlata spicciola, si constatava quanto il Natale abbia una brevità "cosmica" che lascia un po' perplessi, ma tanta riflessione...

"ligàl, ligàl" - legalo, legalo

La storia si ripresenta da sempre. La sentivo a ogni Natale e per ogni Natale, il ritornello era sempre quello: "ligàl, ligàl" (legalo, legalo) e il soggetto era il Natale che se ne andava via sollecito, senza rispettare appieno le lusinghe e le aspettative. Ricordo il "ed è subito sera" di Quasimodo dedicato alla vita che va a finire. Nella Poesia si valuta la brevità dell'esistenza rispetto all'infinito, mentre qui, nella parlata spicciola, si constatava quanto il Natale abbia una brevità "cosmica" che lascia un po' perplessi, ma tanta riflessione.

Giusepèn mi fa notare come "la gioia consiste nell'attesa" coi preparativi per una Festa da vivere con tanto attaccamento alle Tradizioni. Poi, all'alba, il vortice dei momenti si manifesta velocissimo e vien da dire, all'imbrunire "ligàl, ligàl" (alla gamba del tavolo) il Natale che se ne va.

Contano poco i doni e forse contano meno le riflessioni. Non c'è tempo per meditare. Il Natale fa il suo corso nei cuori e nei pensieri e sorge un pizzico di nostalgia per il tempo che fugge inesorabile. Poi ci si fa un "inventario" di quanto è successo: il risveglio dei bimbi che si trovano i doni ai piedi del letto - lo stupore per l'evento che si è manifestato - la gioia di quanto Babbo Natale (ai miei tempi si diceva Gesù Bambino) ha portato e i giochi sfrenati con quel gioco. Ho già detto del "cavallo a dondolo" e cosucce varie, ma il gioco che incombe e la voglia matta di mostrare i doni agli amici, facevano il resto.

La "rustisciàa" col pellegrinaggio di chi sentiva il profumo del soffritto che faceva allegria. Le belle parole, i canti, l'entusiasmo che rasentava la felicità, il desiderio di avvertire la brezza del cielo dentro l'anima, conducevano il Natale all'ora di pranzo. Mai da gustare all'ora canonica, ma almeno un'ora più tardi, per diversificare la giornata e renderla più lunga e... appetitosa.

Giusepèn "fa mustra" (fa finta) di ricordare ogni particolare: antipasto (mai visto prima, agnolotti o ravioli quale primo piatto, poi l'oca o la pula o magari il tacchino o il coniglio, quale secondo piatto e due o tre mandarini (mai visti prima) quale frutta. C'erano pure "i niscioei" (le nocciole) e "i zacarèi" (le mandorle) insieme alle "spagnileti" (le arachidi) i "i nusi" (le noci) a deliziare il pasto completo…. mai visto prima, mai consumato in tanta abbondanza, mai "sospettato" che l'indomani si sarebbe verificato.

Poi, la tombola, accompagnata (e a volte preceduta) da una "feta da panatòn" (fetta di panettone. E' vero, si era sazi, ma tuonavano tutti con il detto "putostu che roba avanza, chepa panza" (piuttosto di avere degli avanzi, muori pancia) che a onor del vero era "godi, pancia". Quando mai, se non a Natale, si potevano assaporare prelibatezze del genere? Giusepèn, riflette. "Tuci in giro al taul cunt'i cartèi dàa tombula e alè" (tutti intorno al tavolo con le cartelle della tombola e alè, si gioca), sino all'ora di cena. Chi aveva fame? sì ce n'erano taluni che giuravano di avere fame, ma l'abbiocco si presentava, il sonno era lì sottomano e la voce rauca o tonica di qualcuno cominciava col dire "ligàl, ligàl" il Natale che se ne andava.

Già... "ed è subito sera". Un pizzico di nostalgia albergava nel cuore e sotto le coperte si riviveva la giornata particolare. Si, però arriverà l'Epifania che "tuci i festi l'a porta via" (tutte le feste si porta via) e il pensiero rincorreva altri pensieri... il Natale prossimo lo lego alla gamba del tavolo, almeno per farlo durare un po' di più.

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore