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Busto Arsizio | 15 gennaio 2023, 07:30

Commosso ricordo del neurologo Giulio Riboldazzi

Il suo impegno a Busto Arsizio, Varese, Brebbia. Scomparso prematuramente nel 2021, ha lasciato un vuoto in familiari, amici e in tanti pazienti, specie in quelli affetti da Parkinson. Giulia Quaglini, Aspi: «Ci ha insegnato che lo stare bene passa attraverso la relazione»

Giulio Riboldazzi

Giulio Riboldazzi

È scesa più di una lacrima, al Museo del Tessile di Busto Arsizio, durante il momento di commemorazione dedicato, sabato 14 gennaio, a Giulio Riboldazzi, neurologo, specialista nella malattia di Parkinson, prematuramente scomparso a settembre 2021. Due le sue professioni: la medicina e l’amicizia. Entrambe coltivate con passione.

L’Associazione Parkinson Insubria Onlus lo ha voluto ricordare a poca distanza dalla sua casa e dal suo studio. Non era difficile, proprio il sabato mattina, incrociarlo mentre faceva quattro passi, fra le vie che portano dalla zona di piazza XXV Aprile al centro città. E sempre era disponibile per una chiacchiera, un caffè, uno scambio di battute, immancabilmente giocate sul filo dell’ironia. Pause strappate a un lavoro portato avanti con abnegazione, svolto, nel tempo, a Busto, Varese, Brebbia. Erano presenti gli iscritti e i vertici dell’associazione, i pazienti, i colleghi, gli amici. Presente, defilata e discreta, Chiara, la moglie, conosciuta sui banchi del liceo scientifico, anche lei medico.

Giulio, “il Giulio”. Lo si è ricordato spesso così. «L’ho incontrato – ha raccontato Giulia Quaglini, presidente Aspi di Cassano Magnago e vice presidente di Parkinson Italia -  in un momento di difficoltà e disorientamento. Ho portato mio marito all’ambulatorio Parkinson e ho trovato uno studente, uno specializzando. Ho pensato: bello che ci siano giovani così, che si preparano. È da Giulio che ho scoperto di essere una caregiver, il significato del termine. Quando, nel 2003, a Cassano è nata l’idea di lavorare sul territorio lui ha detto: vai. In lui c’era apertura e visione rispetto alla cura. Ci ha fatto capire il valore della riabilitazione, anche se questa comportava il ricovero. Ci diventavo matta. È stato anche critico. Ma un trascinatore. Con lui si è capito che la salute e lo stare bene passa attraverso la relazione». (Nella foto in fondo all'articolo, Giulia Quaglini con la vicesindaco di Busto, Manuela Maffioli)

Commosso il ricordo dei colleghi. Parole chiave: impegno, competenza, simpatia. Di nuovo amicizia. E sul valore della parola ha insistito l’assessore alla Cultura e vicesindaco di Busto, Manuela Maffioli: «Su certi temi è fondamentale continuare a parlare e parlarsi. È anche con il linguaggio della cultura che si combatte contro le malattie neurologiche, non a caso sul tema si è organizzata una sezione del cineforum estivo. Si deve parlare con tutti, non solo con le famiglie direttamente colpite. Una mostra sul Parkinson, che abbiamo ospitato a Busto, può essere un esempio di come si contrasta, anche culturalmente, la malattia». Riferimento a “Non chiamatemi morbo”, esposizione interattiva transitata anche a Cassano Magnago e Varese, oggi ripresa da un audiolibro (voci di Lella Costa e Claudio Bisio) che Giangi Milesi, presidente di Parkinson Italia, ha illustrato ai presenti.

Un libro-promemoria, che ricorda quanto vissuto da tanti nel momento in cui si rammentava la necessità di raccogliere l’eredità di Giulio Riboldazzi. La sintesi di Giulia Quaglini: «Lascia un vuoto. Ma, da lassù, penso che possa sorridere». Una sua specialità.

Stefano Tosi

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