Ieri... oggi, è già domani | 07 marzo 2023, 06:00

"raspusci-ramundua-sculciuni" - rimasugli-sporcizia-resti

Stavolta è Maria a intavolare un discorso: "ureria saé, po’ caicossa su'i raspusci, a ramundua e i sculciuni"

"raspusci-ramundua-sculciuni" - rimasugli-sporcizia-resti

Stavolta è Maria a intavolare un discorso: "ureria saé, po’ caicossa su'i raspusci, a ramundua e i sculciuni" (vorrei sapere, babbo, qualcosa sui rimasugli, la sporcizia e quel che rimane, quando si spenna un pollo). Qualcosa fa deglutire Giusepèn. So, qual è il motivo, ma non lo rivelo sia a lui sia a Maria. Lo scrivo, però, affinchè il Lettore sappia che Giusepèn evoca la figura della sua Margherita, la moglie e mamma della sua Maria. La signora Margherita, non c'è più, ma è viva più che mai nel cuore di Giusepèn e di Maria che tanto ha amato. Non facciamoci prendere dalla melanconia. So che Giusepèn desidera parlare dei tre nomi elencati e lo fa con cognizione di causa.

I raspusci sono i rimasugli di cucina. Potremmo elencarne tanti. Tipo, le ossa del pollo, le bucce della frutta, qualche pezzo di carne scartato …. tutto ciò che c'è nel piatto e che ha avuto il proprio scarto, forma i "raspusci" che una volta si davano da mangiare alle bestie, in base alla loro natura. Le ossa di pollo o di coniglio dopo essere "rusgnati" (passati sotto il lavoro della masticazione e non solo, ma spolpati della carne). Ecco: "rusgnò" nel Dialetto Bustocco da strada è proprio il girare in giro a una coscia di pollo o a un pezzo di carne qualsiasi, con osso. "Rusgnare" è spolpare.

La "ramundua" è la sporcizia. Il termine viene utilizzato dalla "padrona di casa" quando deve (come si usava) riordinare la cucina. D'accordo il ramazzare in casa e fuori, ma solitamente, la "ramundua" la si trovava dove si vive di più; dove il passaggio degli occupanti di casa, vivevano la loro quotidianità. Difficilmente c'era "ramundua" in sala, nella camera da letto in sala o dove l'accesso era tipicamente riservato ai residenti. C'era chi, ad esempio, dopo aver messo la cera sui pavimenti, mostrava le pattine a chi entrava in casa e l'incombenza era sacrosanta.

Ho detto ramazzare, anche se nel Dialetto era usuale dire "scopare". Poi s'è capito che scopare può significare ben altra funzione, così, giustamente, quando si tratta di far pulizia, si deve utilizzare il termine ramazzare. Mi viene in mente una barzelletta che chiarisce quanto s'è scritto. Uno dice a un amico: "perché sotto il letto è tutto pulito?" e l'amico "semplice, perché si scopa sopra". E mi fermo qui. Quindi, ramazzare per spazzare dallo sporco e, scopare per fare all'amore.

Eccoci agli sculciuni. Maria evoca momenti brillanti, quando sotto Natale, mamma-Margherita si cimentava con lo spennare dei polli. Giusepèn procedeva alla "mattanza" (lui adesso annuisce) e dopo aver fatto "frollare" i polli morti (farli purificare), Margherita li spennava, poi li faceva bollire. A questo punto, dopo che i polli erano spennati, la signora Margherita toglieva loro gli sculciuni, vale a dire quei resti di penne che coprivano i corpi dei polli. E mi torna in mente una diceria, al riguardo. Noi, ragazzi di allora, abbiamo sempre saputo che i polli del cortile, prima o poi, avrebbero avuto identica sorte …. finire in padella. Tanti ragazzi d'oggi pensano che i polli finiti arrosto o lessi siano differenti dai polli o dai conigli visti in TV. Tanto è vero che un ragazzo quando ha visto un pollo quasi spennato correre nel prato, ha esclamato: "mamma ho visto un pollo nudo, scappare". Questo aveva ancora addosso i cosiddetti "sculciuni". Sorridere, prego!

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore