Ieri... oggi, è già domani | 16 marzo 2023, 06:00

"ul su dà sia" - sole di sera

Giusepèn mi parla del sole di sera, quando il tramonto avvolge l'infinito come in un abbraccio.

"ul su dà sia" - sole di sera

Giusepèn mi parla del sole di sera, quando il tramonto avvolge l'infinito come in un abbraccio. E lo fa con un pizzico di malinconia; quando i ricordi non hanno spazio sufficienti per essere accolti. "ul su dà sia" è il tramonto della vita, senza pettegolezzi e senza pietismi. Solo un sospiro del tempo, un pizzico di riflessione e tanta voglia di offrire alla vita il privilegio di esserci.

Giusepèn si accartoccia, quasi, sul divano, per lasciare spazio al corpo e rilassarsi. E nel contempo affievolirsi su eventi trascorsi che hanno lasciato il segno. Fa come …. Manzoni quando scrive "triste dire, io fui". Stavolta, però, Giusepèn va dritto al "ci sono" e snocciola esempi di spessore che spaziano dalla gioventù all'attualità "candu a gni vegi, in tuc canelòi" (quando a diventare vecchi si deve fare i conti con gli acciacchi). Ed è questo il senso del "tuc canelòi" che letteralmente fa "sono tutte legnate", ma nessuno si sogna di prendere a randellate qualcuno.

Mi ricorda, Giusepèn, le scorpacciate di giochi fatti in cortile, di noi ragazzi o quelli compiuti al campetto, in compagnia degli amici. E lui a fare da arbitro, quando la partita a pallone si animava o assumeva una certa consistenza di visione di gioco. Ne parlo, per via di differenti atteggiamenti fra adulti e bimbi in vigore all'epoca. Esisteva una specie di "barriera" che diventava "meditativa" e serviva per offrire un aiuto, mai per reprimere. I ragazzi commettevano "stupidate" e gli adulti gliele facevano notare. E non solo. Gli adulti indicavano il metodo da seguire, non senza avere dettato cosa sarebbe successo di conseguenza. A ogni gioco, la sua difficoltà e mai una volta che i genitori facessero tifo per i figli, ma erano maggiormente inclini a redarguire i figli quando giocavano "fuori dalle righe". Oggi, si suppone il contrario, anche per gli … indifendibili.

Ricorda, Giusepèn, la sera del "nascondas" (nascondino). Si era tutti in cortile, la luce fuori casa era fioca, anche con la luna piena e chi "era sotto" (quello che doveva effettuare "la conta" e aspettava i compagni sparpagliati a trovare un nascondino) doveva trovare chi si mimetizzava e "cusarlo" cioè "uno due tre …. trovato Luigi". Ovvio che il "Luigi" aveva la prerogativa di correre al posto della conta e dire "uno due tre, libero per me". Quella sera, ero "sotto io" e i miei compagni si erano sguinzagliati: chi dietro la lavanderia, chi in giardino, chi nel fienile, chi dietro qualche porta di casa. Con circospezione dopo un "a egnu" (vengo), cerco con passo felpato di cercare qualcuno nel fienile. Scorgo il mucchio di fieno che "trema" un po' e deduco che sotto, c'è il … marrano.

Però dovevo stare attento, affinchè la "preda" non fuggisse e a non lasciargli lo spazio per il "uno due tre, libero per me" e che faccio? Nei pressi scovo un forcone, che serve per rivoltare il fieno, per l'essicazione. Mi avvicino quatto-quatto al covone e con un colpo secco, lo penetro. Un urlo lancinante è scaturito dal mucchio. Era Luciano che urlava come un ossesso (che, diamine, mi sono detto) e sono corso a "cusare" Luciano. Solo che, Giusepèn era già accorso e Luciano si era trovato con "tre buchi" sul sedere. Corsa in Ospedale e "ci siamo salvati" con disinfettante e cerotti. Nulla di che. Solo che ne è seguita una ramanzina piuttosto piccante, con annessi e connessi. Giusepèn non mi ha difeso, ma mi ha fatto imparare tante cose; specie … "prima di agire, pensa alle conseguenze" e, a distanza di un'enormità di anni, quell'episodio ogni tanto torna a galla.  - adesso, però, per allontanare il pensiero, ci vuole un goccio di Nocino - anche Giusepèn non può farne a meno.

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore