Oggi, Giornata Nazionale in memoria delle vittime del Covid, nel parco “Rita Levi Montalcini” di Fagnano Olona è stata installata una scultura raffigurante una piuma, per far sì che il ricordo rimanga lì, sempre.
Il sindaco del paese, Marco Baroffio, ha fatto un passo indietro negli anni: «Se pensiamo che il covid è iniziato solo tre anni fa, sembra quasi passato tantissimo tempo da quei momenti in cui eravamo tutti un po’ spaesati, perché non capivamo cosa ci trovavamo di fronte. Ci veniva chiesto di restare in casa e le armi a disposizione per combattere quella battaglia, non erano certo quelle che conosciamo oggi. E non sapevamo, soprattutto, quando questo sarebbe finito».
Poi il pensiero a chi guidava Fagnano in quel momento, ma non solo: «Oggi siamo qui, con Marina che ha preparato una scultura, nata da una mozione presentata in consiglio comunale, dall’allora consigliere Walter Lomi, durante l’amministrazione Catelli. Amministrazione che ha vissuto in prima persona il momento del Covid e ha dovuto combattere perché poi, tutti gli amministratori locali del momento, in un momento in cui c’era incertezza e non si capiva bene come andare avanti, si sono trovati a cercare di muoversi tra mille difficoltà per i cittadini, per proteggere le proprie comunità e incoraggiarle ad andare avanti».
Infine, il primo cittadino ha voluto ricordare: «È un monumento alla memoria, però secondo me questa giornata deve servire anche per pensare alla ripresa, alla rinascita, al riinizio della vita e del nostro modo di vivere. Tre anni fa ci dicevamo “ne usciremo migliori”, non so se questo si sia poi avverato, forse dobbiamo ancora lavorare su quello. E lo dobbiamo fare soprattutto per quelle persone che ci hanno lasciato, che non sono più tra noi, e per tutte quelle persone che hanno lavorato per proteggerci, i sanitari, gli infermieri, i volontari che allora hanno lavorato per le nostre comunità».
L’artista, Marina Comerio, ha raccontato a tutti il significato di questa piuma: «L’idea del defunto è sempre complicata da trattare, perché è un dolore che rimane aperto sempre. Quindi mi sono sentita di trattarlo in maniera molto delicata, comunque lasciando speranza e non di fine vita, ma di passaggio a qualcos’altro. Ho voluto parlare di anime nuove, che possono essere angeli, spiriti, polvere di stelle, qualsiasi cosa».
Ma non solo le vittime: «Ho voluto comunque anche toccare tutte quelle categorie che durante il Covid ci sono state di grandissimo aiuto, come medici, infermieri, ma anche tutti i volontari delle associazioni che si sono prestate per dare una mano, che sono stati chiamati anche loro in qualche modo angeli».
Da tutti questi pensieri è nata l’idea: «Una piuma, un segno di queste persone che ci hanno lasciato fisicamente, che se ne sono andate in un’altra dimensione lasciando un segno tangibile, come se se ne fossero appena andate: è una piuma che è come se fosse appena caduta, che si sta per appoggiare».
Per realizzarla, Marina Comerio, è partita con dei prototipi in piccola scala, per poi rivolgersi a Giovanni Galli, il quale fa il carpentiere, per realizzarne uno più grande e insieme sono arrivati all'opera finita.