La dolce Vita - 03 settembre 2021, 07:00

Nuovi dispositivi per misurare la glicemia: i glucosensori

L’automonitoraggio glicemico è fondamentale nel diabete tipo 1 e nel tipo 2 insulino-trattato. Ecco i vantaggi degli attuali sistemi

Il dottor Giampaolo Scollo

Il dottor Giampaolo Scollo

L’automonitoraggio glicemico è fondamentale nel diabete tipo 1 e nel tipo 2 insulino-trattato per l’autogestione delle dosi di insulina.

L’automonitoraggio è utile anche nel diabete trattato con analoghi GLP-1 e/o con farmaci antidiabetici orali (soprattutto se questi possono causare ipoglicemia, come sulfoniluree).

Da alcuni anni sono disponibili i cosiddetti "sensori glicemici", che realizzano il monitoraggio in continuo del glucosio (continuous glucose monitoring, CGM). Si tratta di dispositivi grandi poco più di una moneta e leggermente più spessi, che si fissano alla cute con un adesivo e che, attraverso una cannulina che attraversa la cute, consentono di rilevare continuamente il livello del glucosio nel liquido interstiziale del sottocutaneo, fornendo centinaia di valori al giorno.

Attualmente sono disponibili due tipi di sistemi: i CGM in tempo reale (real-time CGM, rtCGM), di solito in abbinamento ai microinfusori e i CGM a rilevazione intermittente detti anche sensori glicemici flash del glucosio (flash glucose monitoring, FGM). Entrambi i sistemi forniscono informazioni riguardo ai livelli di glucosio attuali e pregressi, fornendo così informazioni preziose per prevenire pericolosi sbalzi di glicemia. In alcuni di questi sistemi è possibile attivare anche degli allarmi che scattano in caso di ipoglicemia o iperglicemia. Tutti i sistemi permettono l’analisi a distanza dei profili glicemici il che è particolarmente utile nei bambini e nei pazienti con difficoltà di mobilizzazione; inoltre sarà probabilmente una modalità futura di telemedicina in questi tempi di pandemia.

In Lombardia l’erogazione e rimborsabilità dei sensori FGM è disciplinata dal D.G.R. N. X/5671/2016 e determinazione conseguenti ed è destinata a:

1. Paziente in trattamento insulinico intensivo (basal-bolus o con microinfusore)

2. Diabete in gravidanza

3. Paziente in trattamento con ipoglicemizzanti orali secretagoghi che ha già presentato episodi di ipoglicemia o che è ad alto rischio di ipoglicemia clinicamente significativa

4. Paziente in trattamento insulinico non intensivo o in trattamento combinato con farmaci non insulinici orali o iniettivi

Quali vantaggi dall’utilizzo del sensore? Gli esperti della Società Italiana di Diabetologia, in un documento di consenso, focalizzano l’attenzione sui pro e contro dei nuovi sistemi di monitoraggio continuo del glucosio, destinati soprattutto ai pazienti con diabete di tipo 1. La maggior parte degli esperti interpellati considera l’rtCGM e l’FGM come due tipi differenti di tecnologie superiori all’autocontrollo glicemico capillare Inoltre, vi è un robusto consenso riguardo al fatto che l’rtCGM e l’FGM riducono il rischio di ipoglicemia, prolungano il tempo trascorso entro il target glicemico (che è un nuovo parametro di valutazione del compenso che integra il dato dell’Hb glicata) e aumentano la soddisfazione nei confronti del trattamento.

Nella gestione dei sistemi rtCGM/FGM rimangono alcuni aspetti controversi:·   

- il rischio di una correzione eccessiva dell’iperglicemia o dell’ipoglicemia·     

- il rischio di un “affaticamento da allarme” che può portare il paziente a silenziare gli allarmi o a interrompere l’uso dell’rtCGM·     

- la reazione allergica indotta dall’adesivo che mantiene in sede i sensori

Il documento sottolinea inoltre  l’importanza di educare correttamente i pazienti, sia per iniziarli all’uso dei sensori che per ottimizzarne l’impiego e per interpretare correttamente le informazioni ottenute sul profilo glicemico in modo da prendere i giusti provvedimenti. 

Giampaolo Scollo

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